Circa un paio di mesi or sono ci siamo già occupati qui di un prodotto Tozo, nello specifico delle IEM flagship del produttore cinese, le Golden X1.
Questa volta è invece il turno delle Tozo Open Buds, auricolari wireless con alcune caratteristiche particolarmente interessanti.

Rimandando al precedente articolo il lettore interessato a conoscere maggiori dettagli sul produttore, qui ci limitiamo a ricordare che i prodotti Tozo sono presenti su tutti i principali siti di e-commerce con una completa gamma di dispositivi wireless audio e accessori per la telefonia. Nello specifico, le cuffie, tutte senza filo, constano di ben nove distinte linee di prodotto per un totale di ventisette modelli,che spaziano da quelle per il gaming, per la telefonia mobile e conferencing a quelle specificamente progettate per l’audio.

Unboxing
Il packaging è estremamente semplice e di dimensioni contenute, una scatola di cartone di colore bianco imbottita internamente con gomma spugna di colore nero. Come di consuetudine per Tozo, in una piccola scatolina di cartone separata è contenuto un cortissimo cavo USB con terminazioni type A / type C per la ricarica.

Al centro della confezione avvolto da un involucro di carta velina è posizionato il contenitore di ricarica degli auricolari che, fatta eccezione per il colore, ha l’aspetto e le dimensioni di una saponetta. Completano la dotazione una busta di cartoncino contenente il manuale utente e la quick guide, due piccoli pieghevoli a fisarmonica che, a parte il minuscolo carattere utilizzato per la stampa, sono sufficientemente chiari ed esaustivi per configurare rapidamente il dispositivo, a patto che si conosca la lingua inglese.
Poche le informazioni riportate sulla confezione. Le uniche caratteristiche menzionate fanno riferimento alla possibilità di regolare gli auricolari su due assi e sull’utilizzo della tecnologia proprietaria di modellazione sonora Origix.

Contenuti tecnici
Come ho avuto modo di scrivere nel precedente articolo, prima di recensire le Golden X1 non avevo mai sentito parlare di Tozo e non avevo mai provato un loro prodotto.
Questa volta però, sulla scorta dell’ottima impressione ricevuta dagli IEM Golden X1, devo ammettere che le aspettative sono aumentate e, sebbene appartengano a una tipologia per così dire “generalista” e meno specializzata per l’ascolto della musica, mi aspetto molto anche da queste Open Buds.

Come è logico attendersi vista la tipologia aperta di questi auricolari, non è presente nessuna tecnologia di riduzione del rumore ambientale, sia di tipo attivo che passivo, anche se viene utilizzato l’ENC a due microfoni per ridurre il rumore durante le chiamate telefoniche. Il trasduttore utilizzato è di tipo dinamico di ben 14,2 mm di diametro e, differentemente dalle Golden X1, non sono qui presenti elementi ad armature bilanciate. Il chip Bluetooth utilizzato è invece lo stesso, in versione 5.3 e capace di funzionalità multipoint e trasmissione a bassa latenza. Ciò nonostante le Open Buds non sono compatibili con i codec audio in alta risoluzione, solo SBC e AAC, una cosa che non deve sorprendere data la tipologia e la destinazione d’uso del prodotto.
L’autonomia complessiva dichiarata è di quarantadue ore con un massimo di dodici ore per singola ricarica. Gli auricolari sono certificati waterproof con indice di protezione IPX6.
Completa la dotazione una custodia per la ricarica con chiusura magnetica e batteria interna da 600 mAh. Novanta i minuti necessari per ricaricare completamente gli auricolari o la custodia.

Qualità costruttiva
Gli auricolari caratterizzati da un design molto pulito e minimalista sono realizzati interamente in materiale plastico bicolore. Nero opaco per la parte principale e l’archetto, rivestito in gomma dello stesso colore, grigio scuro e recante il nome del produttore per quella esterna, l’unica sensibile al tocco. La forma generale è quella di un piccolo parallelepipedo dagli spigoli arrotondati di dimensioni molto ridotte, trenta millimetri di lunghezza per dieci di altezza e altrettanti di spessore. Irrisorio il peso, solo dieci grammi per ciascun auricolare. Al tatto, nonostante le dimensioni ridottissime e il peso piuma, si percepisce una rassicurante sensazione di solidità, a cui contribuiscono sia l’assemblaggio accurato che la qualità dei materiali impiegati. L’accoppiamento delle plastiche presenta tolleranze ridottissime e la finitura superficiale è della giusta granularità per non rendere il tutto scivoloso o troppo sensibile alle impronte. Nel complesso nessun particolare stilistico che catturi l’attenzione ma, al contrario, un generale understatement, che credo li avvicini molto al gusto occidentale e pienamente a quello dello scrivente.

Pezzo forte di questi Open Buds è quello che il produttore cinese definisce come dual-axis design and multi-angle adjustment. Non credo si tratti di un brevetto di Tozo in quanto anche altri auricolari, molto simili a questi Open Buds anche per molti altri aspetti, come ad esempio i JBL Soundgear Sense possono vantare un simile sistema di regolazione della calzata. Fatto sta che si tratta del classico uovo di colombo per rendere pressoché perfetta la vestibilità degli auricolari. In pratica consiste nella possibilità di poter variare la distanza e l’inclinazione dell’auricolare rispetto al condotto uditivo, così da adattarlo perfettamente alla conformazione del proprio orecchio. La rotazione dell’archetto sul proprio asse è libera ma offre una giusta resistenza al movimento, mentre quella che regola l’inclinazione dell’auricolare è attuata mediante microscatti, sei per la precisone, ben distanziati e chiaramente percepibili.
Sul lato interno, quello a contatto con il canale uditivo, oltre all’apertura su cui si affaccia il trasduttore, troviamo anche i due contatti dorati per la ricarica e l’indicazione del canale, una L o R maiuscola di dimensioni abbastanza grandi da essere facilmente letta, almeno in condizioni di buona illuminazione. Per coloro dotati di un occhio di falco segnaliamo che la stessa indicazione la si ritrova anche sul lato interno della punta dell’archetto. Anche in questo caso, un piccolo anellino colorato posto sul gambo dell’auricolare avrebbe svolto lo stesso compito con maggiore praticità permettendo di identificare a colpo d’occhio il canale corrispondente.
La custodia di ricarica infine, di dimensioni abbastanza generose a causa della presenza degli archetti, è ben realizzata e si maneggia con sicurezza. Per nulla scivolosa, al pari degli auricolari si è dimostrata insensibile alle impronte e sufficientemente resistente ai graffi.
La ricarica è possibile solo tramite cavo USB, non viene però fornito alcun alimentatore e il cavo che si trova all’interno della confezione è veramente troppo corto per risultare pratico. Va comunque detto che un qualsiasi alimentatore per cellulare con un cavetto USB type C già in vostro possesso potrà assolvere al compito risolvendo il problema. Un LED bianco posto frontalmente sotto l’incavo d’apertura lampeggerà durante la ricarica per poi rimanere fisso una volta completata. Facile riporre gli auricolari all’interno della custodia grazie alle indicazioni stampigliate al suo interno e alla presenza dei magneti. Al centro è presente il pulsante per il reset del sistema in caso di malfunzionamenti del Bluetooth, personalmente non ho mai dovuto farne ricorso.
Prova su strada
La valutazione di cuffie e auricolari appartenenti a questa tipologia non può esaurirsi con la semplice valutazione della qualità audio. I TWE - True Wireless Earphones moderni, al pari degli smartphone, fanno della versatilità il loro punto di forza. Per questo motivo, pur riservandoci uno spazio specifico per la prova di ascolto vera e propria, analizzeremo anche la qualità delle conversazioni telefoniche e della riproduzione di musica durante la pratica sportiva.
Uso telefonico e conferencing
Come già accaduto per le Golden X1 anche in questo caso sulla confezione non ce n’è traccia, eppure la possibilità di connettere più di un dispositivo contemporaneamente, il cosiddetto multipoint Bluetooth, è una di quelle specifiche che differenzia questi auricolari da molti altri presenti sul mercato venduti anche a un prezzo superiore. Da un punto di vista squisitamente audiofilo la cosa potrebbe risultare risibile, anche se occorre evidenziare che la possibilità di connettere contemporaneamente due sorgenti differenti e passare dall’una all’altra seamless è semplicemente come possedere un selettore degli ingressi… Magari non è una cosa che useremo tutti i giorni, ma di sicuro ne aumenta non di poco la versatilità. Potere, ad esempio, rispondere al proprio cellulare, non fosse altro perché ora lo sentiamo squillare, mettendo automaticamente in pausa la musica in riproduzione sul nostro DAP, oppure connettere due smartphone contemporaneamente, quello personale e quello aziendale, oppure il personal computer o il tablet, e non dovere più ogni volta dissociarne uno per associarne un altro, è senza dubbio una gran bella comodità. Soprattutto se, come nel caso dei Tozo Open Buds, tutto funziona perfettamente e senza indecisioni. Ovviamente non è possibile per nessuno dei casi sopradescritti riprodurre contemporaneamente due flussi audio, come effettuare due conversazioni telefoniche o ascoltare musica da due sorgenti differenti allo stesso tempo.
I parametri di funzionamento Bluetooth rientrano nelle specifiche dichiarate tipiche di questa tipologia di dispositivi: nel caso di utilizzo in spazi aperti il range di trasmissione supera abbondantemente i dieci metri, mentre in ambiente domestico cala leggermente ma rimane sempre più che sufficiente per spostarsi da una stanza all’altra senza che la musica incominci a interrompersi fastidiosamente.
La qualità delle conversazioni è eccellente per chi parla come per chi ascolta, sia che si tratti di una telefonata piuttosto che di una conference call. In entrambi i casi il sistema ENC - Environmental Noise Cancellation a due microfoni svolge un lavoro egregio riuscendo a eliminare buona parte del rumore di fondo presente in ambienti affollati, in auto, in treno o anche semplicemente all’aperto in presenza di vento. Rispetto alle IEM, anche quelle più costose, o rimanendo in casa Tozo alle Golden X1, nell’uso per così dire “telefonico” le Open Buds vincono a mani basse. Spesso nelle in ear l’elevato isolamento passivo fa sì che nelle conversazioni telefoniche la propria voce venga percepita come ingigantita e cavernosa, rendendone l’utilizzo fastidioso e poco confortevole. Si può risolvere il problema dove possibile utilizzando un solo auricolare, quelli di Tozo lo consentono, anche se così facendo il tutto risulta meno pratico e, soprattutto quando si è in viaggio, si rischia di smarrire l’auricolare che non si utilizza. Con le Open Buds invece la nostra voce ci appare assolutamente naturale ed è facile dimenticarsi che stiamo indossando degli auricolari non fosse per il fatto che possiamo continuare per esempio a scrivere al computer mentre stiamo conversando.
Musica e sport
Tutti coloro che come me usano le cuffiette per andare a correre è probabile che utilizzino già qualche dispositivo wireless per la maggior praticità che deriva dall’assenza del filo di collegamento. Poter avere la libertà di sistemare il cellulare dove più ci aggrada è senza ombra di dubbio una gran comodità e già solo questo aspetto è in grado di renderci più piacevole la cosa. Risolto però il problema del cavo, rimane quello della stabilità delle cuffie sulle orecchie, se queste non rimangono ben salde durante la corsa questa più che un piacere si tramuterà in un supplizio. Dover controllarne continuamente la tenuta fino a fermarsi per risistemarle rende il tutto veramente fastidioso. In passato, con alcuni modelli, più di una volta sono stato sul punto di strapparmele dalle orecchie, buttarle a terra e calpestarle in un atto tanto stupido quanto liberatorio. Indipendentemente dalla marca e dal modello, a concorrere alla stabilità o instabilità, oltre alla forma, alle dimensioni, ai materiali e al peso, contribuisce anche e soprattutto la possibilità di poterle adattare alla conformazione anatomica delle proprie orecchie. Con le IEM nella maggior parte dei casi non c’è trippa per gatti! Le prendi a scatola chiusa, metti i “gommini” che ti sembrano quelli che calzano meglio e ci vai a correre sperando di aver fatto un buon acquisto. Al più chiedi consiglio a qualche altro runner di tua conoscenza o leggi qualche recensione, ma sfortunatamente le orecchie non sono fatte tutte allo stesso modo e quello che va bene al tuo compagno di sudate non è detto che vada bene anche per te. Con i modelli dotati di un archetto da sistemare dietro l’orecchio la probabilità che rimangano ben salde al loro posto anche durante la pratica sportiva più intensa è generalmente maggiore. Come ho già scritto in altre occasioni, per mia fortuna non ho grossi problemi di “ritenzione” e correndo solitamente in luoghi interdetti alle automobili preferisco utilizzare IEM TWE per la maggior praticità nel calzarle. Nel caso, differentemente dal sottoscritto, siate soliti correre per strada, l’utilizzo di IEM è ovviamente sconsigliato per motivi di sicurezza e il ricorso ad altre tipologie di cuffie come quelle oggetto del nostro test è assolutamente preferibile.
La mia personale esperienza con le Open Buds è da ritenersi assolutamente positiva. Come già sperimentato con le IEM Golden X1, anche con gli Open Buds il pairing è istantaneo e non appena estratte dalla custodia sono pronte a funzionare. Si inforcano sulle orecchie allargando preventivamente l’angolo formato dall’archetto con il corpo dell’auricolare per favorirne la calzata e una volta indossati vanno spinti verso l’interno regolandone successivamente l’inclinazione affinché si affaccino perfettamente sul condotto uditivo. Più facile a farsi che a dirsi. La stabilità è il comfort sono ottimali, tanto che una volta indossati, date le ridotte dimensioni e il peso trascurabile, è facile dimenticarsene. Se non si portano occhiali la calzata è assolutamente perfetta, in caso contrario a seconda dello spessore delle stanghette, occorre un poco più di attenzione nel posizionamento reciproco di queste ultime e dell’archetto in gomma. Anche in questo caso comunque non ho riscontrato particolari problemi e l’utilizzo è stato ugualmente soddisfacente. Una volta rientrati a casa è sufficiente pulirli con uno straccio inumidito con acqua e dopo averli asciugati con un po’ di carta assorbente è possibile riporli nella custodia di ricarica per ritrovarli pronti per il successivo utilizzo, semplice e rapido. Promossi.
La qualità audio è anch’essa molto buona, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di cuffie on-ear. Il diametro generoso del trasduttore dinamico impiegato permette di raggiungere una discreta pressione sonora e una buona resa delle basse frequenze mentre il registro centrale risulta sufficientemente dettagliato e pulito. Alte presenti e leggermente “croccanti” ma mai fastidiose anche grazie all’architettura aperta che riesce a stemperarne qualche occasionale eccesso. Per l’uso sportivo ci si può ritenere più che soddisfatti e personalmente non ho rimpianto il suono più squisitamente materico – nel senso di tridimensionale e tattile – offerto dalle IEM. Vinto invece, e anche agevolmente, il confronto con le cuffie a conduzione ossea: la dinamica e i bassi offerti dalle Open Buds sono assolutamente superiori, soprattutto ai volumi d’ascolto medio-alti, allorché le vibrazioni prodotte dalle cuffie a conduzione ossea possono per molti risultare fastidiose.
A patto di non eccedere con il volume, la tipologia on-ear con possibilità di regolazione fine della calzata rappresenta a mio avviso il miglior compromesso fra qualità sonora e vestibilità, soprattutto per chi non porta occhiali.
Prova di ascolto
Come già evidenziato precedentemente, ma val la pena ricordarlo, nonostante il chip Bluetooth utilizzato sia lo stesso di quello presente nelle Tozo Golden X1 le Open Buds non supportano i codec Hi-Res come LDAC, ragione per cui tutte le prove di ascolto sono state effettuate con musica in definizione standard, utilizzando preferenzialmente smartphone, tablet e personal computer. Come già per le Golden X1 anche per le Open Buds è possibile scaricare l’app Tozo con cui è possibile modificarne la cifra sonora adattandola alle proprie preferenze personali o alla musica ascoltata. La versione qui assai semplificata non consente la stessa personalizzazione ottenibile con le IEM, di cui si poteva calibrare la risposta in frequenza sulla base delle nostre capacità uditive costruendosi un proprio earprint individuale. In questo caso ci vengono messi a disposizione cinque differenti preset fra i quali scegliere, che includono una modalità Standard, Classical, Vocal, Treble+ e Bass+, un sistema semplice ma al contempo abbastanza efficace soprattutto per l’uso sportivo o le conversazioni telefoniche. Con la musica ho finito con il preferire l’impostazione Standard, ma sarebbe forse più corretto chiamarla flat. Quella Vocal è capace di un suono più coinvolgente, ma anche più affaticante a causa del robusto boost applicato nell’intervallo di frequenze compreso fra i 400 e i 6400 Hz. L’ho trovata però particolarmente utile per aumentare la chiarezza di alcune conference call.
Nel complesso la cifra stilistica non si discosta dall’imperante tuning V-shaped che contraddistingue la quasi totalità dei dispositivi appartenenti a questa fascia di prezzo ma che nel caso degli Open Buds è comunque meno esasperato che altrove.
Bassi
Sorprendentemente, data la tipologia on-ear, il comparto basse frequenze è quello più convincente di tutto il pacchetto. C’è il punch, una sufficiente texture e una discreta velocità. Per un headset all-round non squisitamente votato alla riproduzione della musica non c’è troppo da lamentarsi. Come per molti altri TWE è invece il volume massimo raggiungibile con taluni brani o generi musicali che può non essere sufficiente a soddisfare tutti gli ascoltatori. Nel caso specifico è di poco aiuto l’impostazione Bass+, che tende solamente a sporcare il registro medio con un generale peggioramento della resa complessiva. Meglio sarebbe stato poter disporre del classico equalizzatore con cui apportare modifiche più contenute e personalizzate scegliendo con maggiore libertà il punto di intervento.
Medi
I meno convincenti, carenti in basso ed eccessivi in alto, a seconda della registrazione contribuiscono a esaltare il tuning V-shaped, ora svuotando di corpo la riproduzione, ora rendendola troppo brillante. L’impostazione generale è improntata alla chiarezza ma la grana abbastanza evidente e una certa asprezza di fondo spesso costringe a diminuire il volume per scongiurare la fatica d’ascolto.
Alti
Se a loro va il merito di rendere le chiamate vocali sempre molto chiare e intelligibili, con la musica specialmente quando si ascolta a volume elevato possono risultare un po’ troppo sopra le righe e, a seconda della suscettibilità individuale, risultare da troppo brillanti a metallici e fastidiosi. Anche in questo caso avrebbe fatto molto comodo disporre di un equalizzatore per apportare le modifiche necessarie per adattarne la risposta al proprio gusto personale.
Immagine
Nella media per prodotti di questa fascia di prezzo. Le dimensioni del trasduttore aiutano ad allargare un po’ la scena soprattutto in ampiezza, mentre il senso di profondità percepito è sempre piuttosto contenuto, così come con tutti gli auricolari indipendentemente dal modello e dal produttore. L’impostazione Vocal può essere utile per migliorare la situazione al costo di un’enfatizzazione del registro medio-alto, che tende con facilità a diventare un po’ troppo invadente. Un altro espediente per dilatare lo spazio è quello di aumentare l’angolo che si sviluppa fra il condotto uditivo e il corpo dell’auricolare sfruttando la rotazione dell’archetto sul proprio asse. Così facendo si andrà a perdere un poco di pressione sonora e resa sulle basse frequenze, ma l’impressione di spazialità ne risulterà aumentata.
Dettaglio
La quantità di dettaglio è buona e indipendente dal genere musicale ascoltato. È maggiormente percepibile, com’è ovvio, in gamma media e medio-alta, ma anche le basse frequenze godono di una buona texture. Molto del merito va certamente attribuito alla possibilità di allineare con molta precisione il tiro del trasduttore rispetto al proprio canale uditivo. In tal senso la regolazione a microscatti dell’altezza dell’auricolare ci agevola molto in questo compito e ci permette di raggiungere anche un buon isolamento dall’ambiente esterno, così com’è auspicabile durante un ascolto audio.
Considerazioni finali
Per 69,99 USD ritengo che questi auricolari abbiano un ottimo rapporto qualità/prezzo. Sono dotati di Bluetooth di ultima generazione con funzionalità multipoint, dispositivo di cancellazione attiva del rumore ambientale ENC e un efficace sistema di regolazione della calzata. Sono piccoli, leggeri e discreti, ottimi per fare sport ed eccellenti per le conversazioni telefoniche e le conference call. La custodia di ricarica è USB-C e si carica abbastanza rapidamente, donando agli auricolari un’autonomia di ben dodici ore. Pochi i difetti riscontrati, l’unico veramente sostanziale è un inadeguato sistema di indicazione della autonomia residua degli auricolari quanto della custodia di carica, Un altro è rappresentato da una certa difficoltà nell’impartire i tap di comando a causa della piattezza della superficie esterna degli auricolari, che non facilita l’individuazione del punto in cui la scocca è sensibile al tatto, anche se con la pratica il problema tende a ridimensionarsi. Per quanto riguarda la qualità audio questa si colloca molto vicino a quella di IEM appartenenti alla stessa fascia di prezzo, mentre supera quella delle cuffie a conduzione ossea, che vengono solitamente offerte a un costo superiore.
Ne consiglierei l’acquisto? Assolutamente sì. A chi? In primis a chi prevede di farne un uso business per chiamate vocali e conference call, ai runner, e a tutti coloro che non sopportano le in-ear ma non vogliono rinunciare alla praticità delle soluzioni senza filo.
Il mio FI per queste Tozo Open Buds è di tre.
*Il Farewell index, FI, esprime quant’è doloroso per il recensore il distacco dalle apparecchiature in prova al momento della loro restituzione. I valori di questa scala vanno da un minimo di 0 o “nessun rimpianto” a un massimo di 5 “se me lo posso permettere lo compro!”.
Software utilizzato
Liquida e Tidal streaming
Alabama Shakes - Boys & Girls
Atsuko Chiba - Water, It Feels Like It’s Growing
Brian Eno - FOREVERANDEVERNOMORE
Buster Williams, Kenny Barron - The Complete Two As One
Christine And The Queens - PARANOÏA, ANGELS, TRUE LOVE
CORNELIUS - Mellow Waves
Cory Henry - Live At The Piano
Cowboy Junkies - The Trinity Session
Cymande - Cymande
Everything But The Girl - Fuse
Greta Panettieri - Into My Garden
Hussam Aliwat - Born Now
Ibibio Sound Machine - Electricity
Josemi Carmona - Las Pequeñas Cosas
Marc Rebillet - Loop Daddy III
Mark Dresser - Tines Of Change
Matteo Mancuso - The Journey
Pat Metheny, Anna Maria Jopek - Upojenie
Rickie Lee Jones - Pieces of Treasure
Roberto Ottaviano - Eternal Love
The Alan Parsons Project - The Turn Of A Friendly Card
Trentemøller - The Last Resort
Caratteristiche dichiarate dal produttore
Tipo: open ear, true wireless
Trasduttori impiegati: driver dinamico da 14,2mm
Risposta in frequenza: 20Hz-20kHz
Codec supportati: AAC/SBC
Versione Bluetooth: 5.3
Raggio operativo massimo: 10m
Autonomia: 12h per singola ricarica, impostazioni standard, AAC, volume al 50%
Dotazione: guida rapida, manuale utente, custodia di trasporto e ricarica, cavo USB C per la ricarica
Dimensioni della confezione: 105x40x85mm LxAxP
Peso netto: 135g
Distribuzione alla data della recensione: vendita diretta, qui e qui
Prezzo alla data della recensione: 69,99 USD/EUR
Sistema utilizzato: all’impianto di Paolo Mariani