Cavi LA Sound Olympia

30.04.2019

Le origini

La Comar è un’azienda di Lozzo Atestino, in provincia di Padova. Si occupa tra l'altro di leghe in argento da un quarto di secolo ed è un bell’esempio di “Eccellenza Italiana”, che poggia sulle grandi spalle del nostro Nord-Est. Fin qui, tutto bene, direte voi, ma il suo proprietario e Direttore, Paolo Marchetti, ha purtroppo la passionaccia dell’Hi-Fi, contratta come molti di noi over-e-basta in giovanissima età, seguendo le orme paterne. Paolo, insomma, è un audiofilo come noi, intendo come la maggior parte dei miei coetanei, dei lettori di ReMusic, uno di quelli contagiati o portati a questa passione negli anni ‘70 o giù di lì. All’epoca i collegamenti ai diffusori, ad esempio, erano realizzati con semplici piattine in rame e con sezioni molto ridotte, soprattutto perché non si disponevano o non c’era bisogno di ampli molto “correntosi”. Col tempo, grazie alle intuizioni di marketing di nomi come Noel Lee, della Monster Cable o di Van den Hul, nomen omen, gli addetti del settore hanno “creato il bisogno” di cavi più performanti, più grandi, più “esoterici”. La realtà è oggi sotto gli occhi di tutti: credo che ci siano più costruttori di cavi, a vario titolo, a volte nemmeno giustificato, che di qualsiasi altra tipologia di componente audio. Per nostra fortuna, comunque, possiamo sempre scegliere in modo avveduto il meglio per presupposti e sostanza.

 

Cavi LA Sound Olympia

 

L'azienda

Con le premesse di cui sopra è nata quindi e recentemente LA Sound, la “costola audio” della Comar, un tentativo già più che riuscito di ricercare, sperimentare e mettersi in gioco in un settore affine partendo dalle proprie specifiche competenze professionali e industriali. L’esperienza nella fusione di leghe in argento li ha portati a realizzare cavi audio che dichiarano di voler ottenere “un suono pieno, cristallino e naturale”. A questo scopo si utilizzano esclusivamente metalli puri a titolo 999,9/1000 e vergini, cioè che non hanno mai subito lavorazioni precedenti, né con raffinazioni che non siano certificate Silver Good Delivery List della London Bullion Market Association - LBMA.
Gli impianti di cui sono dotati gli consentono di produrre fili di diametro 0,08 mm e tutti i loro prodotti audio sono handmade e Made in Italy.

N.B. Per i più curiosi, e io mi ritengo tale, il nome LA Sound significa Lozzo Atestino Sound, appunto… ;-)

 

Cavi LA Sound Olympia

 

La produzione

Giovani, perché introdotti nel mercato solo nel 2017, i cavi LA Sound parlano quindi subito di Hi-End, di alta qualità, di produzione artigianale e di altissimo standard sonoro. Tutti i cavi sono direzionali, con senso di utilizzo ben evidenziato, realizzati con metalli puri, fili solid core e isolamenti e schermature tipicamente molto apprezzate o riconosciute nell’uso audio.

Attualmente il catalogo prevede due linee ben distinte fra di loro:

  • Olympia - Cavi realizzati in solo argento puro 999,9/1000 4N certificato, in assoluto il metallo con la migliore conducibilità elettrica, che insieme ai materiali di isolamento e alla geometria di assemblaggio dovrebbe consentire la migliore risposta ai transitori.
  • Deviank - Cavi in lega CuAg, cioè rame e argento, realizzati con conduttori solid core, utilizzando una speciale lega proprietaria, prodotta in colata continua e composta da rame puro 4N OFC e argento puro 999,9/1000. A detta LA Sound il mix garantirebbe così una sonorità con maggiore risalto sulle basse frequenze, caratteristica tipica del conduttore in rame e un plus sulla gamma alta, derivante dalla presenza dell’argento nella lega.

Ricordo che la produzione del tutto autonoma consente di soddisfare eventuali esigenze fuori standard del cliente per quanto riguarda lunghezza e sezione dei cavi.
Oltre a tutte le tipologie di cavi audio, compresi quelli di rete LAN, sono a catalogo anche ponticelli e connettori a banana e forcella.

Col nipote musicista, Alberto, e il contributo tecnico di Ruggero Robin, chitarrista, Marchetti ha inoltre sviluppato un cavo per chitarra e per microfono, già apprezzato dal chitarrista Bruce Gaitsch.

Gli imballi sono ulteriormente protetti da buste di plastica trasparente termosaldate e il loro interno in gommapiuma è assolutamente a prova di graffio per i connettori e sicuro per la movimentazione dei cavi.

Notate infine nelle foto la bellezza, parametro personale, dei connettori in argento scavati dal pieno e delle guaine esterne dei cavi linea RCA: un piacere per gli occhi e il tatto. Sì, qui è tutto argento quello che luccica…

 

Cavi LA Sound Olympia

 

L’utilizzo

Comincio col dire che la fiducia di Paolo nel farmi provare i suoi prodotti mi onora. Non capita tutti i giorni che mi arrivi in sala d’ascolto tanto valore “oggettivo”. Se pensate che, anche solo al chilo, per fare i venali una tantum, l’argento veleggia intorno ai 430 euro, capirete che in tutti questi cavi “ce n’è assai”, anche semplicemente di materia prima.

 

Abbiamo quindi in prova l’intera serie Olympia, dal cavo USB a quello diffusori, passando per gli RCA di linea, e la serietà dell’approccio LA Sound si sente già dalle prime note. La tipica sensazione di grande apertura e drammaticità del suono data dall’argento ben utilizzato l’ho nettamente percepita: sia sul mio impianto che su quelli di amici e collaboratori; con diffusori Magneplanar e Quintafila; con i miei Mantra Sound Daiko e con i rivoluzionari Bequadro Vrel Electroacustic, prossimamente in prova su queste pagine.

Gli Olympia sono lucidi, freschi, senza essere graffianti. La loro fatica d’ascolto, di cui si parla forse spesso a vanvera nel caso dell’utilizzo dell’argento, mi è sembrata praticamente impercettibile, forse indotta, psicoacustica.

L’estensione in basso e in alto, la presenza del medio, la scena e tutti i nostri soliti e ben conosciuti parametri della letteratura del recensore sono ai massimi livelli, senza le forzature di chi aggiunge qualcosa sui cavi e con, al contrario, la saggezza di chi cerca di farlo dimenticare, di renderlo il comodo letto di un fiume, non una pompa idrovora.

 

Personalmente amo la “compattezza” di suono dei cavi solid core, ne sono convinto anche sul piano teorico/tecnico – parole grosse per un “ascoltone” – e solo su questo trovo gli Olympia diversi dai miei riferimenti. Probabilmente proprio perché gli Olympia sono multifilari, inducono quel certo non so che di “valvolare” che può piacere o non piacere. Ma, a questi altissimi livelli, va detto e precisato, perché questo è il nostro compito. E a questo servono i riferimenti: nella descrizione del mio impianto trovate qui, come sempre, i miei. Perché gli ascolti si fanno “per differenze”, senza fare delle classifiche insensate e impossibili.

 

Il cavo di potenza in prova è quello della sezione più grande attualmente a catalogo Olympia. Si tratta di ben sei millimetri quadri di argento. Tanto per dare un riferimento, è la sezione dei cavi Enel per un montante singolo fino a dieci piani di altezza o di una dorsale principale. Hai voglia a portarne di corrente! Infatti si è dimostrato un vero killer per quanto riguarda la rocciosità e il senso di immanenza delle basse.

Se risiedete in una zona con disturbi da radiofrequenze, sarete contenti di sapere che, sempre i cavi di potenza, dispongono di uno schermo a massa, da collegare lato ampli, in rame OFC stagnato. Questo scongiurerà la maggior parte dei potenziali problemi. Nella mia zona, molto favorita da questo punto di vista perché silenziosa, non ne ho avuto bisogno. Nelle prove in altri impianti e zone di Roma, non ho avuto occasione di notarne l’intervento.

I cavi di segnale, compreso quello USB, sono leggeri e maneggevoli, quelli di potenza ovviamente più pesanti e spessi, ma mai affetti da "pitonismo", triste malattia che affligge alcuni marchi forse un po' farlocchi.

 

Cavi LA Sound Olympia

 

Le precisazioni

I cavi, questi “filtri passivi”, secondo me devono filtrare il meno possibile ed essere il più possibile passivi. Bene quindi dei cavi che tendono alla neutralità piuttosto che alla colorazione, come fanno quelli che invece usano conduttori diversi o addirittura reti di filtraggio. Nel primo caso la butti un po’ in caciara, sperando che gli elettroni si convincano spontaneamente a passare secondo le frequenze per un materiale o l’altro – sic. Nel secondo limiti la banda passante, in nome della ristrettezza di quella audio da 20 a 20mila Hz, quando è ormai risaputo che possiamo sentire anche a livello ultrasonico, anche se non in modo conscio. Mah… Che dire… Questi due estremi non mi hanno mai convinto, né teoricamente né all’ascolto. Ma, tant’è, siamo nel libero mercato, ognuno può vendere o comprare ciò che gli aggrada o che lo convince di più. “È un mondo difficile”, come diceva Tonino Carotone…

 

Non è il caso dei LA Sound, che perseguono un'idea di suono il meno artefatto possibile, con un obiettivo di trasparenza, pulizia, lucidità e chiarezza del messaggio sonoro pienamente raggiunto. Paolo Marchetti ha inoltre capito e apprezzato al volo anche la nostra “filosofia” di prova dei cavi. Se possiamo, proviamo i cavi per “famiglie”. Ritengo che, se un produttore ha le idee chiare e le vuole realizzare, i suoi cavi tenderanno a suonare/funzionare tutti più o meno nello stesso modo. Non è raro invece trovare, anche fra grandi produttori, chi realizza un modello con uno “zin” in più sugli acuti e un altro con un “boom” più grande sui bassi. Con tutte le varianti possibili, dovute a geometrie, connettori, materiali, ecc. ecc. Tutto legale, tutto possibile, ma non mi interessa, perché non consiglio mai di correggere un errore con un altro errore. Se cerchi di non farne, sei più vicino a un grande risultato. Se li accetti, sei sicuro di allontanartene. Poi, il fine ultimo è il rigore del risultato. Se invece ci si accontenta o persegue solo la “piacevolezza”, possiamo certamente invocare questo parametro anarchico, ma gioco forza deve essere un risultato consapevole e temporaneo.

 

Per semplificarcela, invece, la vita, quando si ascolta un cavo audio in argento ben realizzato è come se cadessero mille veli fra noi e il suono, questo con buona pace dei tecnici. Loro fanno notare, peraltro giustamente, che per ottenere lo stesso valore di conducibilità elettrica di un cavo in argento basta aumentare la sezione di un comune cavo in rame. Per esperienza e vicinanza al progetto Omega Audio Concepts di Renato Filippini, i cui cavi ripeto sono il mio riferimento, penso che le cose siano ancora da approfondire. La conducibilità elettrica in campo audio non dice tutto e questo gli stessi amici tecnici o scienziati non fanno fatica ad ammetterlo. Quella dell’argento secondo me è una purezza ipotetica, teorica, ma altrettanto reale se la vogliamo sperimentare anche solo sul piano del semplice ascolto. Ergo e senza polemica, viva l’argento, che non mi posso permettere ma che amo in assoluto e in particolar modo nei cavi audio.

 

La sintesi

Materiali senza compromessi. Scelte costruttive perseguite con logica. Produzione ineccepibile, senza sbavature e pure italiana. Costi anche inferiori a quelli di certe produzioni prive di altrettanto valore oggettivo dei materiali utilizzati. Impressioni d’ascolto che confermano la bontà assoluta, a parer mio, dell’argento come conduttore. In sintesi, più che LA Sound nel senso di provenienti da Lozzo Atestino, gli Olympia sono dei cavi L.A. Sound: Los Angeles Sound, il suono degli angeli.

 

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

Cavi in argento 999,9/1000 4N certificato, lavorati da metalli puri, con fili solid core isolati singolarmente in teflon

 

Distributore ufficiale Italia: al sito LA Sound

Prezzo Italia alla data della recensione:

Olympia potenza diametro 6,1mm lunghezza 7.600,00 euro

Olympia linea RCA 1,5m 1.700,00 euro

Olympia linea USB 2,0m 1.100,00 euro

Sistema utilizzato: al mio impianto

di Giuseppe
Castelli
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