Pre phono AudioDinamica BeCube Phono

25.03.2020

Ci eravamo lasciati con Francesco Matera, contitolare dell’azienda AudioDinamica di Torino, sfumando le amabili chiacchierate telefoniche che avevano accompagnato la stesura della recensione del SUT3, apparsa qui alla fine del 2018. Quel fantastico step up, irrompeva orgogliosamente, oltre che nel mio impianto, nei piani nobili dell’alta fedeltà, sfidando sul piano della qualità e dell’efficienza quegli omologhi mostri che ne avevano tracciato la storia. Lo faceva con la faccia pulita di chi, compiuti studi e approfondimenti sulle creazioni del passato, sosteneva l’idea che se ne potessero emulare e finanche superare le ben note performance, lavorando sui materiali, sulle sinergie degli stessi e su accurati progetti elettrici, con un occhio attento ai costi.

 

Pubblicata la recensione di cui sopra, l’Ing. Matera aveva promesso che mi avrebbe riservato un posto d’onore tra coloro che avrebbero potuto provare in anticipo il preamplificatore phono che era in incubazione. Con notoria puntualità sabauda l’AudioDinamica BeCube Phono mi è stato gentilmente recapitato a casa pochi giorni prima del Natale scorso. Della natura di questa brillante azienda ReMusic si è occupata sia con Redazionali che con prove, nelle rispettive pagine, ragione per cui eviterei superflue ritrattistiche. Ritengo invece possa essere utile, magari per chi si avvicina all’analogico con il presente elaborato, fare un richiamo in ordine alla funzione di uno stadio phono che, operativamente parlando, potrebbe apparire semplice ma, progettualmente, comporta delle complicanze.

Il lavoro di questa tipologia di elettronica si svolge in due fasi. Nella prima si tratta di amplificare l’esile uscita di una testina audio, in alcuni casi, leggi ad esempio Audio Tekne MC6310, intorno a 0,1mV, per portarla a livello linea, ovvero a circa 2V. Nella seconda si procede al ripristino della frequenza flat, invertendo gli effetti dell’equalizzazione RIAA, la quale interviene tagliando i bassi e aumentando gli acuti del segnale inviato all’amplificatore dalla testina di incisione. I motivi stanno nel fatto che, un segnale senza attenuazione dei bassi, comporterebbe un’escursione di solco talmente ampia da causare enormi difficoltà di tracciamento, limitando la durata di una facciata di LP sotto i dieci minuti. Contestualmente, senza un aumento dei segnale acuti e conseguente roll off, verrebbe generato un rumore meccanico da parte della testina di incisione che sarebbe intollerabile.

La problematica primaria che puntualmente si presenta quando si è alle prese con l’elaborazione di un segnale di basso livello è quella relativa al rumore, sia esso auto generato o esterno come EMI e RFI. Il preamplificatore phono non sfugge a questo destino, con l’ulteriore onere di dover gestire un’ampia gamma di ingressi in tensione insieme alle proprie impedenze interne, operando un adattamento per ogni testina audio che viene collegata.

 

Sull’aspetto fisico del BeCube direi non c’è molto da aggiungere rispetto a quanto detto per il SUT3. Viene confermata la linea stilistica di AudioDinamica, ovvero la costruzione di elettroniche a forma cubica. Io non banalizzerei questa scelta confinandola in un quadro di esigenze di inserimento in ambiente casalingo. La figura geometrica del cubo è fortemente simbolica. Ne parla addirittura già Platone nel Timeo associandola all’elemento Terra. Ricorre altresì nell’arte e nei dibattiti intellettuali intorno alla forma perfetta. Pertanto, se incontrate una ragazza che si qualifica come cubista, cercate di approfondire la questione, la realtà potrebbe essere diversa da come la pensate voi.

 

Nel caso del BeCube, di cubi ne abbiamo addirittura due. Il nostro pre phono si presenta infatti a doppio telaio, perché l’alimentazione è separata. Le differenze riguardano il frontale, al centro del quale è stata incisa una feritoia illuminata con led bianchi, mentre il SUT3 aveva le manopole di settaggio.

Sul pannello posteriore dell’alimentatore sono stati collocati, a destra in basso la vaschetta IEC e l’accensione, a sinistra ben tre attacchi DIN, riservati per l’alimentazione di altrettanti componenti della famiglia, collegabili con un cavetto dedicato.

Il pannello posteriore del phono appare invece molto ricco di terminali di ingresso e uscita, ben otto, perché è stato progettato in modalità bilanciata, ma offre parallelamente l’opzione RCA. Si distinguono poi, oltre al terminale di massa, due inserti, uno per ogni canale, dove sono alloggiati i dip switch atti al settaggio dei carichi di impedenza e capacità, oltre che del guadagno, che può raggiungere la misura ragguardevole di 48dB.

Molto interessante, oltre al canonico valore di 47kOhm, è la regolazione di un carico pari a 100kOhm. Questo è da tempo in disuso, ma risulta di estrema utilità se c’è la necessità di addomesticare le frequenze acute e le sibilanti che caratterizzano alcune testine. Si sarebbe rasentata la perfezione se fosse stato presente uno switch per un carico intorno ai 30kOhm, valore che esalta le prestazioni di altre testine con sistemi meccanici particolari, prime fra tutte le AEC London, delle quali ho recensito recentemente la C91.

 

Torniamo sull’alimentatore, denominato BeCube Power. La sua capacità di fornire energia priva di disturbi ai BeCube Dac, Line e Phono apre alla possibilità in favore dell’utente di comporre un sistema completo monomarca con notevole risparmio di denaro e salvaguardia di spazio. Il funzionamento si basa su un trasformatore multi-flusso secondario a servizio di ben cinque alimentatori indipendenti, che a loro volta sono in grado di supportare sia gli stadi analogici che digitali, con una linea esclusiva per chip e relais. L’utilizzo di MOSFET ad alta potenza consente poi al circuito di intervenire in maniera determinante sul rumore anticipando le regolazioni delle elettroniche alimentate. Il contrasto al rumore è il fil rouge che lega tutta la progettistica AudioDinamica, sul Phono ancora più marcatamente, per i motivi che ho esposto sopra. Ciò viene realizzato affidandosi al jFET duale monolitico Linear Systems, un semiconduttore ultra low noise affidabile oltre che efficacissimo per un simile obiettivo e con riconosciute doti di precisione, talmente estreme da ottenere una RIAA pari a 0,1 dB se non migliore.

 

Infine, l’impostazione bilanciata del progetto e la facoltà di poter impiegare cavi XLR consentono al debole segnale proveniente dalla testina di scorrere indenne da ogni genere di interferenza che possa generare rumore, la cui mancata soppressione avrebbe effetti drammatici sulla musica riprodotta dai diffusori.

 

Prima di iniziare la prova, Gianluca Sperti, progettista del BeCube Phono, mi ha gentilmente fornito una sequenza di grafici che riportano le misure effettuate su una serie di parametri fondamentali e rappresentativi della qualità di questo genere di elettronica. Pur possedendo qualche cognizione utile all’interpretazione dei prospetti, ho ritenuto rispettoso, non essendo un tecnico, pubblicare gli stessi grafici con in calce i commenti di Gianluca medesimo, riservandomi di rientrare in cronaca per cercare di sperimentare come i suddetti valori si tramutino in riproduzione musicale.

Grafico AudioDinamica BeCube Phono

FFT con segnale di ingresso 5mVrms/1kHz su XLR

La misura di THD+N si assesta su -80 dB, che è il parametro di progetto. Per andare oltre questo numero, già difficile da ottenere, è necessario ricorrere a feedback globale che non abbiamo usato in questo pre phono, non per motivi ideologici, ma perché avrebbe aggiunto poco sottraendo su altri parametri. Il pre phono è basato su due stadi di guadagno differenziali che utilizzano jFET duali a basso rumore, RIAA discreta con buffer di disaccoppiamento tra gli stadi e verso l'uscita.

Grafico AudioDinamica BeCube Phono

Rumore ingresso cortocircuitato
Si ferma a -89 dBu pesato e -86 dBu assoluto, cioè siamo sui 25 µVrms e molto lontano dalla soglia di udibilità. Il pre phono è molto silenzioso in effetti. Nella misura precedente noti picchi a 50Hz e multipli sempre inferiori a -100 dBu, cioè 7.75 µVrms, dovuti a disturbi sul cavo di trasmissione nonostante abbia usato un cavo da strumentazione con doppio schermo... non c'è modo di eliminarli del tutto. Nella traccia con input cortocircuitato questi disturbi ovviamente scompaiono praticamente del tutto, a parte una piccola puntina a 50 Hz e 150 Hz, e non si nota il residuo dell'alimentazione a 100 Hz. Usiamo un regolatore a bassissimo rumore ed elevata reiezione dei disturbi.

Grafico AudioDinamica BeCube Phono

Twin tone con segnale 5mVrms 19kHz + 20kHz
I prodotti di intermodulazione a 18 kHz e 21 kHz sono a -115 dBu e cioè circa 95 dB sotto le fondamentali, anche il tono basso ad 1 kHz è a un livello simile, tenendo conto che la RIAA amplifica +10 dB a 1 kHz rispetto a 20 kHz. Come visto nella FFT, a 1 Khz le armoniche sono a -85 dB / -95 dB sotto la fondamentale, quindi ritroviamo anche in questo caso il medesimo risultato.

Grafico AudioDinamica BeCube Phono

Risposta in frequenza
Piatta. Il calo a 90 k è dovuto al limite della FFT dell'analizzatore, che arriva a 192 kHz di frequenza di campionamento al massimo. Il calo in basso è, come da progetto, per smorzare le infrasoniche ed evitare che il pre phono amplifichi risonanze braccio-testina o rumble e hum del giradischi o per LP ondulati. Da progetto, il pre cala di 12 dB/oct in basso, correzione RIAA a parte.

Grafico AudioDinamica BeCube Phono

Errore RIAA
Errore contenuto nella banda +/- 0,05 dB. Il calo a 20 Hz dipende da quanto detto poco sopra. Utilizziamo resistori a strato metallico a basso rumore e 0,1% di precisione e condensatori film/foil con tolleranza 1%, ma l'accuratezza della curva dipende molto e soprattutto dallo stadio driver a monte della RIAA stessa.

Grafico AudioDinamica BeCube Phono

Margine di overload
Il pre comincia a saturare – considerando una THD+N di -40 dB cioè distorsione di 1% – a 60 m rms di ingresso. Il pre a questo livello di input avrebbe in uscita un segnale di 7,5 Vrms... ben oltre la sensibilità della stragrande maggioranza di finali. L'overload si riduce leggermente a 20 kHz – non mostrato a grafico, siamo sui 14/15 dB di solito – e si ferma a 8/9 dB a 20 Hz.

 

Il vostro recensore torna qui all’opera e non può che constatare che i risultati riportati sono stupefacenti e non restano sulla carta. Il BeCube è un caso eclatante di assoluta corrispondenza tra valori elettrici e resa sonora e posso tranquillamente qualificarlo come uno dei pre phono più silenziosi che abbia mai ascoltato, forse il più silenzioso. L’assenza di rumore mi ha consentito, non era mai accaduto, di ruotare la manopola del guadagno del mio Audio Tekne TP8301 MKIII fino al massimo, senza ombra di ronzii e distorsioni. I risultati migliori e il riscontro tangibile delle misurazioni si ottengono collegando a monte il SUT3 che, oltre alle sue funzioni innate, costituisce un ulteriore baluardo di isolamento. L’optimum si otterrebbe avendo anche l’uscita della testina in XLR, soluzione che sarebbe del tutto naturale ma, ahimè, molto desueta se non rara. Certo, l’assenza di rumore è un parametro di partenza fondamentale per giudicare le virtù di un pre phono, ma poi bisogna lavorare il segnale che, come più volte ripetuto, è quello sorgivo, dal temperamento particolare, oltre che prossimo all’impercettibilità.

 

Io considero il pre phono parte integrante del sistema analogico qualificato come sorgente. Se l’organismo composto da giradischi, testina, cavi, step up e phono, durante l’atto di lettura e gestione di un segnale, perde un dettaglio, questo non sarà più recuperabile, neanche dall’amplificatore migliore del mondo. Stessa cosa se introdurrà delle alterazioni dello stesso. Non c’è molto spazio per i gusti personali. Ecco perché alla sorgente, intesa come insieme comprensivo di phono, si può attribuire un livello di decisività pari almeno al sessanta per cento rispetto agli ulteriori elementi che saranno selezionati per costruire un impianto Hi-End. Sono d’accordo con l’idea che tutti gli elementi di un insieme sono importanti. Una nota stonata di violino può rovinare irreparabilmente l’intera performance di un’orchestra. Nell’ambito di un sistema audio tutto conta, ma conta di più man mano che ci si sposta verso la vetta. Qui tornano di attualità le misure. La risposta in frequenza sostanzialmente piatta, le infrasoniche smorzate, una RIAA discreta con uno stadio driver a monte e un errore contenuto in una forbice di 0,05 dB, un margine di overload sempre sotto controllo, insomma nulla è stato trascurato. Il sodalizio tra tutte le parziali eccellenze circuitali progettate nel BeCube Phono fa germogliare risultati sonori straordinari e se accade che la riproduzione musicale non è accurata, la responsabilità è da cercare nell’incisione, nel supporto o nel resto della catena audio.

 

L’alta fedeltà si distingue in due grandi comparti. Quello delle elettroniche che funzionano e quello delle elettroniche che suonano e il nostro oggetto appartiene di diritto al secondo, non c’è ombra di dubbio.

 

Ho avviato una sorta di pre-prova utilizzando una testina AEC London con uscita a 5 mV, il cui segnale è stato fatto entrare in modalità RCA direttamente nel phono. Lo faccio con tutti gli apparecchi, mi è utile per fare conoscenza, per cercare di capire, a un primo approccio, quale sia la loro natura. Ma anche per cogliere affinità e divergenze con il mio riferimento, ovvero il phono a batteria Antonio Nincheri The King, Il rodaggio è durato un paio di giorni. L’ascolto è risultato piacevole e ho subito annotato una pregevole trasparenza unita a un’ampia scena. Poi con il tempo sono andati crescendo gli effetti dinamici e il risalto della maiuscola capacità di lettura della London, un vero walzer del dettaglio. Pur mostrando progressi continui l’esperienza di questa conformazione non ha fatto mai sensazione, mi è sembrata sempre tendente a un livello che potrei definire accademico, mai banale, certo, ma ligio alla partitura. Il che sarebbe già un valore eccezionale, soprattutto se confrontato con la leziosità e la pochezza analogica di molti stadi phono in circolazione. Ma a me non basta più. Dopo una vita di ascolti, il mio interesse per le macchine da musica ha senso e soddisfazione solo al cospetto di qualcosa di autentico, che presupponga un’idea progettuale e un obiettivo sonoro da raggiungere, una fuga dall’omogeneizzazione, un fattore di originalità e innovazione.

Ebbene, la pietra filosofale che ha cambiato il corso di questa storia è stato il SUT3. Ho inserito il terzo cubo nella catena, sono passato ai collegamenti in bilanciato e si è innescata un’alchimia straordinaria. Quello che fino a poco prima era un lussuoso sentire ora diventava un avvincente ascoltare.

 

Heart Shaped World di Chris Isaak, Reprise LP 1989, suonava in maniera deliziosa, la voce new Elvis di Isaak si esprimeva onirica e fluente tra un nasale, un gutturale e gorgheggi dolcissimi. Le chitarre erano intrise di un riverbero che rimaneva in aere all’infinito. In Wicked Game l’immagine, oltre che solida e precisa, aveva una proiezione espansiva, che subissava quella maniacale tendenza alla localizzazione tipica dell’Hi-Fi dominante, ma che è innaturale e ancor peggio, assai poco musicale. Tutti gli strumenti erano correttamente combinati, non in un posizionamento puntualizzato quanto invece in una proiezione focalizzata. Quando Cafè Blue di Patricia Barber, LP, First Impression Music 1994, è calato sul piatto, il campo sonoro ha acquistato concentrazione, presenza e una trasparenza abbacinante. Un equilibrio perfetto tra messa a fuoco e integrità armonica in una successione di dettagli, dinamica e tempistica pulsante. In Too rich for my blood la voce emergeva in sospensione tra lirismo e velluto. I piatti, specie nel rush del finale, costruivano una trama ritmica di uno sfavillio quasi accecante. Durante queste prime sessioni d’ascolto, cosa che capita raramente, specialmente quando si sta lavorando a una recensione, sono rimasto molto disorientato davanti all’impennata emotiva che mi stava pervadendo. Mai la Symphonie Fantastique di Berlioz, LP, Columbia, Dimitri Mitropoulos e New York Philharmonic Orchestra, mi era apparsa così realistica e dinamicamente briosa. Finalmente il battito dei timpani esplodeva in una corona d’aria calda e potente, con le sfumature timbriche che facevano inequivocabilmente distinguere l’oboe dal corno francese, leggermente ronzanti i primi, caldi e morbidi i secondi. Una spiccata neutralità, scevra da qualsiasi deviazione, l’immediato aumento della potenza a ogni calo della frequenza costruivano uno scenario sonoro che non assomigliava affatto alla proiezione di un’immagine registrata e riprodotta da un sistema audio. La sensazione era invece di trovarsi in un luogo dove impianto e stanza si fossero smaterializzati, lasciando spazio all’esecuzione originale senza limiti fisici.

 

Questa serie di ascolti mi ha letteralmente proiettato in un’orgia analogica che è durata circa due mesi e dalla quale sono uscito tutt’altro che stremato. Dal confronto con il King di Nincheri non sono usciti vincitori né vinti. Questi due splendidi oggetti si sono fondamentalmente equivalsi. Il Nincheri rappresenta l’emblema della purezza e dell’emozionalità, peculiarità dei phono alimentati a batteria, il BeCube AudioDinamica dell’esplosività e della pulsione, così come della limpidezza. Il primo è un’interprete raffinatissimo e ama la quiete, il secondo, permettetemi l’ossimoro, un cattivo in senso buono, si intenda generosissimo e dall’energia illimitata.

 

Non definirei questi apparecchi come meri riproduttori di musica, quanto degli autentici interpreti della musica. Il BeCube AudioDinamica, come pochi altri pre phono che ho avuto la fortuna di ascoltare, cela dei caratteri quasi umani. Coinvolge l’utente con una sorta di linea comunicativa a mezzo della quale vuole affermare la sua idea espressiva. Senza soperchieria o artificio, ma con la discrezione e la serietà della sua forma. Complimenti al team AudioDinamica, ha fatto centro un’altra volta.

 

 

Caratteristiche dichiarate dal produttore

 

BeCube Phono

Connessioni: XLR/RCA, bilanciate e sbilanciate in ingresso e in uscita

RIAA: 0,1dB, basato su topologia ibrida simmetrica

Guadagno: 42dB/48dB selezionabile

Impedenza d’ingresso: 47k/100kOhm selezionabile

Capacità d’ingresso: +0pF, +100pF, +220pF, +320pF selezionabile

Precisione RIAA: 0,1dB 20Hz-20kHz

Distorsione armonica totale: <0,06% 1kHz, 2Vrms per 10K di carico

Margine di overload 42dB, 1% distorsione armonica 5mVrms: 16dB

Ingresso massimo 42dB, 1% distorsione armonica: 22mVrms

Impedenza di uscita: 82+82ohm

Rumore d’uscita: 5µVrms

Dimensioni: 150x150x150mm LxAxP

Peso: 3kg

 

BeCube Power

Massimo rumore di uscita: -80dB

Consumo max potenza: 30W

Tensione di rete: 115V/60Hz o 230V/50Hz

Dimensioni: 150x150x150mm LxAxP

Peso: 4kg

 

Distributore ufficiale Italia: vendita diretta, vai al sito AudioDinamica

Prezzo Italia alla data della recensione:

BeCube Phono anodizzato 2.860,00 euro        

BeCube Power anodizzato 1.500,00 euro

BeCube Phono verniciato  2.980,00 euro

BeCube Power verniciato 1.620,00 euro

Sistema utilizzato: all’impianto di Giuseppe Trotto

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