Ascolto impianto Esoteric Pro Audio

20.09.2023

Astenersi cardiopatici

Dopo la prima parte descrittiva di questo articolo che trovate qui, veniamo ora al suo cuore, le impressioni d’ascolto. E qui il termine “impressione” va giocato anche in un suo doppio senso. Il sistema EPA “fa impressione”, ma proprio tanto. Colpisce, ammalia, sorprende, scuote, rabbonisce, allarma, schiaffeggia, accarezza… Insomma, ti fa veramente sudare. Non è proprio adatto ai deboli di cuore.

 

Con questo non voglio che pensiate che l’EPA system sia “sopra le righe”, iperrealista, continuamente spinto o all’attacco. No, questo impianto fa quello che deve fare nel momento in cui lo deve fare. E questo, a casa mia, è uno dei complimenti migliori che si possano fare a un impianto nel suo complesso, non credete?

 

Anzi, aggiungo pure che anche la sensazione di “normalità” che questo impianto suggerisce all’ascolto è ulteriormente destabilizzante. Ti aspetti di essere “stupito da effetti speciali”? Se ci sono nel supporto, te li tira fuori in tutto il loro splendore. Se stai ascoltando un pianissimo, c’è, c’è sicuramente, e proprio il fatto che sia perfettamente udibile e distinto crea anche in questo caso stupore.

 

Roger Waters, Amused to Death

 

Andiamo al punto. La superiorità della ricerca di Mirko è dimostrata. Sul Roger Waters di Amused to Death, i famosi effetti anteriori-posteriori e alti-bassi di questo disco, a cominciare da The Ballad of Bill Hubbard e l’inizio di What God Wants, sono riprodotti in modo scultoreo, come mai li avevo sentiti, e questo è dovuto alla capacità di mettere perfettamente in fase il segnale, come mai mi era stato dato sentire, ripeto. E in generale si capisce già che i segnali a basso livello non sono accennati, ma palpabili, non “scalettati”.

 

Nel mio amato Black Hole Sun dei Soundgarden il suono si fa primitivo, sporco, giustamente grunge, ma con un impatto e una chiarezza che supportano proprio questa contraddizione. Il sistema unisce perciò in modo delizioso, veramente ghiotto, la capacità di esprimere i dettagli e i leggeri chiaroscuri musicali con quella di suonare ad alto volume e impatto senza distorsione, compressione o affaticamento.

 

Ariel Ramirez, Misa Criolla 

Nella spesso abusata Misa Criolla di Ariel Ramirez, tenore José Carreras – un must delle fiere, certo du’ maroni, ma ha il suo perché – si sentono sia la contemporanea intelligibilità del coro e il suo calore, distinto da quello della pelle della percussione e con una possente dinamica, cosa che manca fondamentalmente agli impianti a bassa efficienza. In generale, e a seconda della qualità del supporto, inteso come registrazione, la sensazione di essere in presenza dell’evento riprodotto è altissima. L’integrità e la compattezza della scena la rendono una vera finestra virtuale. Per dovere di cronaca e per la precisione, dovrei usare il plurale, perché di “finestre virtuali” si tratta. Nell’impianto EPA, le differenze fra gli “ambienti” registrati o quelli che si vuole suggerire in fase di mixaggio sono molto accentuate.

 

Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, Musica nuda

 

Nel Roxanne dei Musica Nuda – Petra Magoni e Ferruccio Spinetti, disco omonimo – è molto rivelatrice la differenza fra gli attacchi “secchi” e quelli “sussurrati”, sia sullo strumento che sulla voce.

 

Enzo Pietropaoli e Adriano Viterbini, Futuro primitivo

 

Sempre nel brano Black Hole Sun, eseguito questa volta da Enzo Pietropaoli, il cui contrabbasso affronta il dobro di Adriano Viterbini in Futuro primitivo, l’esecuzione si espande ben oltre le dimensioni dell’ambiente d’ascolto e i diffusori spariscono, come sempre, non sembrano emettere alcunché, non sembrano partecipare all’emissione del suono, messi lì, come soprammobili o elementi decorativi. Inoltre, qui si nota bene, come nei tanti altri brani rivelatori di questo aspetto, di come la scena possa svilupparsi in profondità anche senza ricorre al – sanissimo – trucco di posizionare i diffusori distanti dalla parete di fondo.

 

Canto Stefano - Fausto Mesolella canta Stefano Benni

 

Nel Tulipani di Canto Stefano - Fausto Mesolella canta Stefano Benni, la presenza di Mesolella è da brividi. Punto. E non ha il “gigantismo” che altre esecuzioni si portano dietro. A ripunto.

 

Keith Jarrett, The Köln Concert

 

Il "trattamento Fibonacci" secondo me fa pure rivivere delle registrazioni un po', come dire, “così così”. Ad esempio, il conosciutissimo The Köln Concert di Keith Jarrett, la registrazione di un'improvvisazione solista eseguita al teatro dell'opera di Colonia il 24 gennaio 1975 è forse il più famoso album di jazz solo al mondo, con oltre tre milioni e mezzo di copie fisiche vendute. Ma posso dire senza che non mi sembra la migliore registrazione ECM? Preciso pure che è uno dei miei dischi preferiti – ho gusti semplici, piuttosto mainstream – ma l’impianto EPA lo rende vivido, tangibile, ben più chiaro e presente dei miei ricordi.

 

Riassumendo e in sintesi, l’approccio EPA alla ricomposizione in fase del segnale per il punto e l’ambiente di ascolto regala un aumento della risoluzione e della coerenza del messaggio musicale assolutamente inusitati. Crossoverare i diffusori prima di mandargli la potenza degli ampli evita di gettare alle ortiche proprio tanta potenza e informazioni in capacità, induttanze e resistenze. I Kora, insomma, non suonerebbe un centesimo di come suonano adesso se avessero un crossover… Il sistema EPA Hi-End conferma ancora la sua intenzione originale: la messa in fase acustica di qualsiasi impianto audio è probabilmente il parametro più rilevante e strategico e la si ottiene mediante setup tecnico ed esperienza d’ascolto del tecnico ai comandi.

 

Diffusori Esoteric Pro Audio Kora


Minus relativi

Scordatevi l’impianto plug-and-play. Se non si sa usare il suo DSP è praticamente impossibile che lo si riesca a mettere a punto. La nota buona – e qui c’è ne sono tante – è che lo stesso Mirko consegna, installa e programma il proprio impianto direttamente nell’ambiente d’ascolto dell’acquirente. E fatto questo l’acquirente diventa a tutti gli effetti vero e proprio cliente affezionato, perché qualsiasi modifica di buon senso alla programmazione dell’impianto potrà essere svolta in remoto, semplicemente entrando in contatto con Mirko. Insomma, da acquirente/cliente a vero e proprio amico audiofilo, il passo è breve. In questo senso, quello EPA è un impianto senza pensieri. E che non ne darà mai. L’unica cosa che resterà da fare sarà alimentarlo di buona musica. Da qualsiasi fonte. E regolare il volume, ovviamente, attenti a non esagerare…

 

Inoltre, come già precisato diverse volte, si tratta di un sistema chiuso. Qui i “giochi” sono finiti. Se siete affetti da sindrome da cambi compulsivi di apparecchi e diffusori, cavi e accessori, beh, questo sistema potrebbe essere frustrante per voi. Certo, potreste sostituire gli EPA Caravaggio con dei finali a vostra scelta ma, avendoli sentiti, avendo apprezzato la loro integrazione con il progetto complessivo, penso proprio che andreste a perdere un sacco di soldi, tempo e risorse in genere. Detto molto francamente, o con altre parole, troppe mani rovinano la pasta…

Oppure, oppure… Anche se sempre a vostro rischio e pericolo… Solo pericolo economico-finanziario però, nulla di vitale… Potreste insomma controllare e amplificare con le elettroniche EPA i vostri diffusori di riferimento bypassando il loro crossover! E forse meglio se di partenza dei tre vie, per sfruttare tutto il potenziale insito nel sistema EPA. Questo sì porterebbe a farvi strabuzzare occhi e orecchie estraendo tutto il potenziale dai vostri più amati e costosi diffusori.

 

Infine, siete degli analogisti all’ultimo stadio? Rassegnatevi! Per tirare fuori il meglio dal vostro prezioso e incontaminato segnale dovrete… campionarlo! Questo fa e a questo pensa il Fibonacci col suo ingresso analogico. Campiona qualsiasi segnale di natura analogica rendendolo utilizzabile a tutto il resto della sua elaborazione, che vi assicuro ancora essere vincente e convincente. Se invece potete permettervi questo impianto ma non vi va di “turbare” il vostro segnale analogico, mi dispiace per voi. Vi ricordo anche solo:

  • le variazioni di resa dei giradischi dipendenti da umidità e temperatura dell’aria
  • i difetti o la mancanza di planarità degli LP
  • le imprecisioni “storiche” fra le tante curve RIAA adottate veramente nelle registrazioni e quelle poche e standard che possiamo usare nei più diffusi e anche altisonanti pre phono
  • l'errore marchiano di tracciatura nei solchi più interni del vinile della maggior parte dei bracci, tranne quelli tangenziali
  • il feedback acustico che affligge la stragrande maggioranza dei piatti posti... nella stessa stanza in cui il loro impianto emette il suono
  • tutti gli altri possibili errori di tracking, allineamento, velocità d’esercizio, skating, peso di appoggio della testina, calcolo della massa braccio-testina, e chi più ne ha più ne metta
  • la polvere e i graffi dei supporti in vinile, la prima ovviabile a forza di lavaggi e i secondi eterni…

E l’elenco potrebbe continuare all’infinito. E non ho nemmeno accennato a quanto si porta dietro la scelta di optare per supporti nati "pop", cioè popolari, ma ormai piuttosto “costosi” come LP o il nastro, tutto dovuto a logiche di marketing.

Il senso finale è che noi ascoltiamo sempre una “opinione di suono”. Quella offerta hic et nunc dal nostro impianto. Anche il migliore disponibile. Tanto vale IMHO dotarsi del sistema più rivelatore possibile – alta efficienza – e meno dipendente da casualità varie – digitale.

 

Diffusori Esoteric Pro Audio Kora

 

Facciamo il bias

Se siete arrivati a leggere fin qui e non vi siete ancora stancati o demoralizzati, beh, complimenti… Ma sappiate che il peggio deve ancora venire, ed è appunto nei prossimi paragrafi. Mi riferisco al “pistolotto” che sto per ammannirvi riguardante il concetto di “bias personale”. Cercherò di essere rapido, comunque.

 

Cosa voglio io? Vi siete mai chiesti a quale stadio del vostro percorso audiofilo siete? Cosa cercate? Avendo più di cinquant’anni di frequentazioni audiofile le ho provate un po’ tutte. E non mi pento di alcuna, sia chiaro. Ma attualmente, ai miei giorni, provo più piacere a mettere insieme un front-end digitale di livello equilibrato in termini di rapporto prezzo/prestazioni; il miglior ampli a triodo – ma anche in classe D – sul quale riesco a mettere le mani; le casse più sensibili, aperte e rivelatrici possibile; dei cavi solid core in argento, che non hanno nemmeno strettamente bisogno di sezioni sostenute, visti i pochi watt in gioco; pochi accessori di contorno; e via così, la musica prende il sopravvento. Quindi, ascoltando e valutando l’impianto EPA, mi sono dovuto fare delle domande. Ho dovuto chiedermi quali resistenze potevo offrire io alle sue performance. Ho fatto il bias. Non quello sulle testine dei registratori. Quello cognitivo. Ma il principio è lo stesso. Ho quindi dovuto ammettere che in questa parte della mia vita vorrei tornare un po’ agli impianti che sentivo da ragazzino, quelli che all’epoca non potevo permettermi. Sto indulgendo quindi in un’idea un po’ romantica dell’Hi-Fi, anche precedente all’Hi-End tanto per intenderci. Come per tanti che hanno fatto questo apparente “downgrade”, magari ci sono degli ottimi motivi, tuttora validi, ma ne parleremo in altra sede. Resta il fatto che accarezzo l’idea di dotarmi di un impianto il meno "manipolatorio" possibile. In realtà l’ho già fatto. E, a saper vedere bene nel mio passato audiofilo, più o meno è sempre stato così. Io per primo, insomma, da tempo inseguo un suono quasi completo ottenibile con componenti semplici ma ben interfacciati piuttosto che uno apparentemente più completo ma ottenuto con grandi complicazioni.

 

E questo è paradossale. Perché, quello che l’impianto EPA effettivamente fa in realtà è la “complicazione” più completa, radicale e profonda che abbia mai sentito. Ma è una manipolazione – se questo termine può essere utilizzabile in questo contesto – la più moderna e all’avanguardia possibile, almeno per questi tempi.

 

L’approccio praticato fino ad oggi – anche se dovrei dire fino a ieri, visto che di acque in questa direzione se ne sono già mosse assai – è sempre stato di inviare ai diffusori un segnale amplificato nel modo migliore possibile e di “tapparsi il naso” per i danni o le alterazioni che il crossover, l’ambiente o le limitazioni degli altoparlanti stessi potessero compiere. Una volta riconosciuti questi danni o alterazioni, si andava a correggere qui è là. Metti un ampli più potente sui bassi, che poteva però perdere in articolazione. Metti un cavo più “brillante” sugli acuti, che magari costava come un appartamento. Metti un potente trattamento ambientale, che magari “attufava” del tutto la dinamica e il respiro della musica. Insomma, non se ne usciva. Si puntava al controllo quando la stalla era stata spalancata e i buoi erano irrimediabilmente scappati. E pure da un bel po’. Insomma, certo Hi-End da tempo non è più lo specchio di una riproposizione dell’evento reale.

 

Ed è appunto qui che l’esperienza di ascolto personale di Mirko ha fatto la differenza. Ha sulle spalle centinaia di concerti live di tutti i generi. Ha alimentato una passione che affonda nell’infanzia, dilapidando pure diversi patrimoni in Hi-Fi. Gestisce un proprio teatro, fondamentalmente per eventi musicali, con cadenza non dico giornaliera ma poco ci manca. Ha prodotto una linea di sistemi pro con inedite attenzioni audiofile. Ha pensato questo impianto Hi-End capace virtualmente delle emozioni e della dinamica del pro, il tutto in proporzione, ovviamente. E il sistema “resident” di Mirko, quello personale, delle “segrete stanze” di casa sua, è un progetto da Ultimate Hi-End. Dispone di otto vie, manco a dirlo è full digital e adopera ben quattro processori per la propria gestione, che devono interfacciarsi alla perfezione tra loro, cosa che ha richiesto a Mirko continui ed estenuanti affinamenti durati ben due anni. Il setup finale è stato ottenuto ovviamente con congrui sistemi di misura, perché, da autentico tecnico del settore quale lui è, Mirko è un grande fautore e delle misure, ma, come lui stesso ha detto “quando le misure ti dicono OK hai fatto un buon lavoro ora puoi accendere musica, arriva il bello e devi ascoltare”. Devi “saper ascoltare”, aggiungo io. E soprattutto devi sapere cosa cercare ascoltando.

 

L’EPA system qui da me provato, dopo decine e decine di tracce e giorni complessivi di ascolto, va quindi ben oltre le mie aspettative e disponibilità mentali ed economiche. Ma almeno io lo so – ecco fatto il bias – e gliene rendo merito.

 

Impianto Esoteric Pro Audio

 

Conseguenze

Non ce n’è per nessuno… Oppure so’ cazzi per tutti... Dipende insomma da quale espressione più o meno triviale vi fa capire quanto l’approccio EPA, di Mirko e dei suoi risultati, possa essere destabilizzante e definitivo. Quanto possa portarvi su un’altra dimensione, quella dell’incontro più “alto” mai sentito fra alta efficienza – l’origine “sana” dell’audio – e la più spinta elaborazione digitale – l’attuale “ultima frontiera”, sempre dell’audio.

 

Se avessi casse come le Acapella, le Avalon o le ATC, io una gita-visita-pellegrinaggio da Mirko me la farei. Così, tanto per sturarmi le orecchie… Sono tutti marchi che cominciano per “A” – ed è casuale, mi è “venuta così” – ma hanno sicuramente in comune anche la complessità dei loro crossover e il peso fisico dei loro altoparlanti. I principi sono ormai chiari e noti, l’abbiamo già notato su ReMusic e personalmente lo rifarò notare fino alla noia. Altoparlanti con membrane e filtri “pesanti” hanno bisogno di più energia per essere mossi. Ergo partono più tardi e si fermano – se l’ampli riesce a controllarli – altrettanto più tardi. Ergo così facendo si “mangiano” un sacco di microinformazioni. Ergo nei loro crossover complessi e surdimensionati un sacco di energia e informazioni vanno inesorabilmente persi, vedi prove provate qui.

 

Sempre a puro titolo personale, ma argomentato, non stimo questo tipo di approccio. Che abbia sentito grandi impianti basati su questi, come su altri marchi o modelli di diffusori simili, suonare più che bene, beh, bisogna mettersi d’accordo su cosa si intende, a seconda delle situazioni, per “bene”. Vi butto lì giusto un paio di esempi. Impianti simili solitamente “entrano in coppia”, cominciano a suonare solo a volumi sostenuti, quindi fin dall’inizio si mangiano sicuramente tanta ambienza quanto dettagli. Oppure non riescono a esprimere una dinamica autentica, magari volume e pressione sonora sì, ma non dinamica. Se sei “a bassa efficienza” qualcosa significherà, no? Se la tua scala espressiva è più ridotta, esprimerai di meno, no?

 

A questo proposito, io e Mirko la pensiamo allo stesso modo. Tutti i dispositivi ad alta efficienza, che siano driver, trombe o ampli in classe D, portano più vicini a comprendere il significato di definizioni audiofile come “facilità di emissione”, "coinvolgimento", “naturalezza”, “risoluzione”… Se correttamente implementati, consentono cioè di restituire meglio i transienti degli strumenti dal vivo, cosa che la bassa efficienza si “mangia” letteralmente nel funzionamento, o non può emettere, per definizione.

 

Detto questo, l’Alta Fedeltà con le iniziali maiuscole spesso è una questione di gusti. Tutto suona. E se suona come ti piace, siamo contenti per te. Tutti sono contenti quando apprezzano e convivono bene col proprio impianto. Ed è inoltre legale avere un impianto magari un po’ squilibrato qui e là. Un po’ più di presenza qui, un po’ più di pienezza là. Perché no? Avete mai sentito un impianto totalmente e veramente lineare da 20 a 20mila Hz? È una delle esperienze meno appaganti che possiate fare… Ma qui siamo oltre. L’impianto di Mirko è assolutamente lineare. Ma anche appagante. Come spiegarlo? Ci provo ora, tento la “mia” spiegazione, sempre facendo ricorso e affidandomi a una metafora, non prendetemi quindi alla lettera.

 

Mirko ha fatto uno “spezzatino” della musica quando questa è solo una molecola, una misura atomica. Come tale, modificandola e orientandola nel suo sviluppo, riesce a riproporre alla fine quello che la musica voleva essere veramente nelle intenzioni: un filetto sopraffino. Questo spezzatino finissimo – come mai tentato e riuscito prima – lo fa quando le dimensioni in campo sono appunto microscopiche, le più fini attualmente gestibili, tutto a livello digitale e ad altissima risoluzione. Ecco perché, all’ascolto, non si hanno assolutamente quelle esperienze negative di chi cerca di aggiustare le cose quando si è già passati per amplificazione, cavi, diffusori, ambiente… Se posso e voglio intervenire a livello grossolano, avrò soluzioni grossolane, di parte, colorate, approssimative. Nella scelta di operare nel microscopico mondo del DSP e del digitale a oltranza, invece, si ha sì una ricostruzione, ma con esiti ben superiori che quelli dell’affidarsi al caso, buttando musica nell’impianto e vedendo poi all’ascolto “l’effetto che fa”.

 

A me fa tanto piacere che tanti audiofili – o, peggio, sedicenti recensori – stacchino l’assegno finale della perentoria frase “l’impianto migliore al mondo che io abbia mai ascoltato”. Mi fa tanto piacere che abbiano poca esperienza d’ascolto. O che vogliano finire con la frase ad effetto. Ma la realtà è che l’impianto EPA nel suo complesso può veramente definirsi tale, cioè l’impianto migliore al mondo che io abbia mai ascoltato. Perché è fatto da un audiofilo all’ultimo stadio che non si è arreso di fronte ad alcuna sfida. Non ha sposato il vintage ruffiano, che io apprezzo assai per i motivi che vi ho spiegato. Non si è immolato sul tecnicismo fine a sé stesso, anzi, l’ha reso innegabilmente musicale. Ha creato insomma un impianto/sistema completo con il meglio dei due mondi: l’audiofilia e il progresso.

 

Puoi amarlo od odiarlo. L’indifferenza non è contemplata. Quindi chi non fosse ancora convinto dalle mie parole, se lo vada a sentire. E senta anche l’impianto EPA pro*. E senta anche l’impianto personale, da cosiddetto “Ultimate Hi-End”, di Mirko Marogna*. Capirà tutto ad un tratto di quanto “margine di manovra” ci sia sopra e sotto il costo dell’impianto che vi ho descritto, sempre però con lo stesso approccio metodologico che vi ho descritto. E capirà allo stesso tempo e tutto ad un tratto di quanto limitato sia il proprio impianto personale, quello costruito insieme a un’idea di assemblaggio di componenti anche “top” nata, tanto per capirci, negli anni ’80 del secolo scorso. Io c’ero, l’ho vissuto quel periodo, e ne conosco tutti i pregi e difetti, che ancora si riverberano al giorno d’oggi.

 

In conclusione, per quanto io sia innamorato di un certo tipo di impianti e sistemi di riproduzione audio, come ho definito praticamente “romantici”, la ricerca e il progresso vanno avanti e la nuova frontiera Hi-End la stanno tracciando persone come Mirko e impianti come i suoi.

 

*Queste sono altre storie, che dobbiamo ancora raccontare ma che non vi faremo mancare…

 

Fine | Alla prima parte

 


Caratteristiche dichiarate dal produttore

manuale EPA Fibonacci Audio Manager

manuale EPA Caravaggio Hybrid Amplifier

manuale EPA Kora Speaker System

N.B. L'acquisto dell'impianto comprende la sua consegna, montaggio, messa a punto e taratura ambientale, quest'ultima non è relativa alla semplice posizione d'ascolto – sweet spot – ma in funzione della risposta in ambiente, lavorando su modi e onde stazionarie.


Distributore ufficiale Italia: vendita diretta, al sito Esoteric Pro Audio

 

Prezzi Italia alla data della recensione:

Kora Speaker System 19.500,00 euro

Fibonacci Audio Manager 7.450,00 euro

Caravaggio Hybrid Amplifier mono 7.300,00 euro 1.400 watt su 8 ohm

Caravaggio Hybrid Amplifier stereo 7.450,00 euro 700 watt/canale su 4 ohm

Audio manager Esoteric Pro Audio Fibonacci
Audio manager Esoteric Pro Audio Fibonacci
Audio manager Esoteric Pro Audio Fibonacci
Audio manager Esoteric Pro Audio Fibonacci
Finale Esoteric Pro Audio Caravaggio
Finale Esoteric Pro Audio Caravaggio
Finale Esoteric Pro Audio Caravaggio Mono
Finale Esoteric Pro Audio Caravaggio Mono
Finale Esoteric Pro Audio Caravaggio Stereo
Finale Esoteric Pro Audio Caravaggio Stereo
Diffusore Esoteric Pro Audio Kora
Diffusore Esoteric Pro Audio Kora
Diffusore Esoteric Pro Audio Kora
Diffusore Esoteric Pro Audio Kora
Diffusore Esoteric Pro Audio Kora
Diffusore Esoteric Pro Audio Kora
Diffusore Esoteric Pro Audio Kora, particolare delle vie medioalte
Diffusore Esoteric Pro Audio Kora, particolare delle vie medioalte
Diffusore Esoteric Pro Audio Kora, particolare posteriore delle vie medioalte
Diffusore Esoteric Pro Audio Kora, particolare posteriore delle vie medioalte
di Giuseppe
Castelli
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