Convertitore e ampli cuffie EarMen Colibri

16.11.2022

Aquile, passeri e colibrì

Non ho idea se in EarMen vi siano degli appassionati di birdwatching, fatto sta che anche per quest’ultima realizzazione la compagnia ha scelto il nome di un uccello. E non di uno qualsiasi, ma su questo torneremo fra poco.

Senza dilungarci troppo su questi aspetti, il lettore interessato può trovare maggiori informazioni qui, ricorderò solamente che EarMen è una giovane azienda di proprietà della serba Auris Audio che, nonostante sia stata appunto fondata solo due anni fa, è già entrata a far parte del ristretto novero dei marchi più rilevanti per gli appassionati dell’ascolto in cuffia. A oggi il catalogo dell’azienda può contare su sei apparecchi capaci di soddisfare tutte le esigenze e le modalità di ascolto in cuffia che l’appassionato può desiderare:

CH-Amp - amplificatore desktop a due telai con controllo del guadagno e architettura completamente bilanciata

TR-Amp - amplificatore portatile alimentato a batteria con funzionalità DAC e pre out.

Angel - amplificatore portatile alimentato a batteria in configurazione bilanciata con funzionalità DAC e pre out

Eagle - amplificatore e DAC USB in formato tascabile con uscita sbilanciata 3,5mm

Sparrow - amplificatore e DAC USB in formato tascabile con uscita sbilanciata 3,5mm e bilanciata 2,5mm

Colibri - Amplificatore e DAC USB in formato tascabile con uscita sbilanciata 3,5mm e bilanciata 4,4mm e dotato di batteria ricaricabile

Recentemente si sono aggiunti al catalogo anche lo Staccato e il Tradutto, uno streamer e un DAC stand alone in formato desktop.

 

Unboxing

L’EarMen Colibri è l’ultimo e il più grande fra gli USB DAC/headphone amp in formato tascabile dell’azienda serba. È curioso notare come, al diminuire delle dimensioni dei volatili corrispondenti, aumentino quelle degli apparecchi che ne portano il nome. Si va così dai 55 x 22 x 8 mm dell’Eagle, comprensivi dell’ingombro della presa USB, ai 42 x 8 x 22mm dello Sparrow per arrivare ai 77 x 35 x 14 mm del Colibri. Il motivo di questo crescente aumento delle dimensioni è da ascriversi a due fattori: il numero e la tipologia degli ingressi e delle uscite e la presenza in quest’ultimo caso di una batteria.

 

Ma procediamo con ordine. Come da tradizione EarMen, il Colibri viene venduto all’interno di una confezione in cartone ben realizzata che indica con chiarezza quanto in essa contenuto. Se le informazioni non dovessero dimostrarsi sufficienti, inquadrando il QR Code presente sul fondo della scatola saremmo immediatamente indirizzati alla pagina web specifica per il prodotto, dove ogni nostra curiosità troverà risposta. Semplice ed efficace.

Aprendo la confezione troviamo il dispositivo alloggiato all’interno di un guscio protettivo in schiuma ad alta densità, una piccola scheda cartacea, che da un lato riporta la descrizione dei comandi presenti sull’apparecchio e dall’altro le specifiche tecniche, il certificato di garanzia, e due cavetti per connettervi dispositivi Android o Apple

Gli accessori forniti sono di ottima qualità. Entrambi i cavetti sono rivestiti di tessuto, quello terminato USB C da entrambi i lati è un poco rigido e un po’ troppo lungo per essere utilizzato agevolmente con uno smartphone. Quello per iPhone o iPad è invece perfetto, della giusta lunghezza e con connettori con corpo in metallo.

 

Estratto dal suo alloggiamento protettivo, il Colibri, trasmette un'immediata sensazione di sostanza. Pur non essendo assolutamente pesante, i suoi 51 grammi di peso appagano il tatto e trasmettono solidità. Come di consueto per EarMen, i materiali utilizzati sono di pregio. Vetro curvato e alluminio lavorato dal pieno con macchine a controllo numerico. Come per gli altri dispositivi dongle size della serie, anche il Colibri è disponibile nella sola colorazione nera. La lavorazione del corpo dell’apparecchio è di altissimo livello. Le superfici in vetro che ne rivestono il fronte e il retro si raccordano con estrema precisone alla scocca in alluminio senza creare alcuno spigolo vivo. Sapienti smussature e stondature, insieme alla fine texture conferita all’alluminio, rendono la presa facile e sicura. I quattro piccoli pulsanti di comando presenti ai lati del dispositivo risultano centrati rispetto alle fresature praticate nella scocca dell’apparecchio con precisione più che millimetrica lasciando veramente pochissimo spazio per l’infiltrazione di polvere e sporco. Stesse considerazioni valgono anche per le uscite jack per le cuffie poste sulla parte superiore del dispositivo e per le prese USB poste sul fondo.

Una realizzazione ineccepibile, a cui EarMen ci ha abituato, ma che non deve essere data per scontata nemmeno per apparecchi dal costo superiore.

 

Contenuti tecnici

Come accennato, il Colibri a dispetto del nome assegnatogli è il più grande degli USB DAC/headphone amp della serie, la ragione di quest’aumento di dimensioni è da ricercarsi in alcune novità che lo differenziano dai precedenti Eagle e Sparrow, di cui la più importante è sicuramente l’integrazione di una batteria ricaricabile interna. La cosa ha due aspetti positivi, uno pratico e uno prestazionale. Evitare di ritrovarsi con il telefono scarico già a metà giornata e poter contare su di una sorgente di corrente stabile e meno soggetta a impurità dovute a interferenze elettromagnetiche o in radiofrequenza, RFI/EMI.

L’autonomia massima dichiarata dal costruttore è di cinque ore, molto ovviamente dipende dal tipo di cuffie che utilizzeremo. Con cuffie in-ear e volumi di ascolto non troppi sostenuti il dato dichiarato può anche essere superato. Utilizzando invece cuffie over o around-ear a impedenza crescente, l’autonomia diminuisce in maniera corrispondente. A ogni buon conto, rispettando la destinazione d’uso del prodotto e collegandovi conseguentemente delle cuffie fino a un massimo di 80-100 ohm d’impedenza, possiamo contare, a dispositivo pienamente carico, su almeno tre o quattro ore di autonomia. Nella mia personale esperienza d’uso in mobilità, trasferimento in treno casa-lavoro, non ho avuto problemi a fare giornata utilizzandolo in accoppiata alle IEM che possiedo. Con quelle grandi, che personalmente non uso mai in viaggio, ma che sono solito portarmi appresso solo per le trasferte di più giorni oppure nel fine settimana, i tempi si accorciano proporzionalmente ma senza diventare mai striminziti. Grazie alla doppia presa USB, al pari dei fratelli maggiori TR-Amp e Angel – quest’ultimo a breve in prova sempre qui, stay tuned – anche il piccolo Colibri può essere utilizzato mentre si sta ricaricando. In casa o in hotel non avremo quindi problemi nel concederci sedute di ascolto prolungate anche con cuffie affamate di energia. L’altra buona notizia è che per una ricarica completa basta poco meno di un'ora. A informarci sullo stato di avanzamento del processo ci viene in aiuto un LED di colore rosso posto sotto il nome del modello e che si spegnerà a ricarica completata. Ottima come sempre, ma qui ancor più motivata, la scelta di ricorrere a prese USB type C, più pratiche e ovviamente di dimensioni ridotte rispetto a quelle presenti su molti altri prodotti concorrenti. E brava EarMen.

 

Venendo alle connessioni di uscita poste sulla faccia superiore, troviamo la seconda novità. Ad affiancare la consueta uscita sbilanciata da 3,5 mm, differentemente da quella da 2,5 mm presente sullo Sparrow, il Colibri dispone di un’uscita bilanciata in formato 4,4 mm. Una tendenza che sta trovando una crescente diffusione sia per quanto riguarda i device per l’ascolto in mobilità, DAP e DAC/Amp, che per i cavi di collegamento in dotazione anche a cuffie non squisitamente progettate per l’uso nomade. Un esempio per tutti, quello di Sennheiser, che correda la sua 800S proprio con un cavo bilanciato terminato TRRS da 4,4 mm anziché XLR. Senza anticiparvi nulla in merito, tenete a mente questo collegamento e la cuffia citata, ne riparleremo diffusamente nella prova d’ascolto.

 

Terza novità, i quattro pulsanti fisici per il controllo del volume, accensione e spegnimento e bass boost. Piccoli ma ben spaziati, comodi da azionare e dotati di un chiaro feedback tattile, sono disposti in coppie su entrambi i lati del dispositivo. A sinistra quelli del volume, a destra, in alto quello di accensione e spegnimento – che premuto brevemente consente di mettere in pausa la riproduzione – e in basso quello per attivare il bass boost. Per quest’ultimo, curiosa la scelta di affidare al LED centrale posto sotto il logo della compagnia, che assolve già il compito di indicare la decodifica in atto, anche quello di segnalarne l’attivazione attraverso due differenti livelli di luminosità: più brillante quando acceso, meno brillante, spento. Trascorso un po’ di tempo, l’unico modo per sapere se abbiamo attivato il rinforzo dei bassi è premerlo nuovamente per osservare come varia l’illuminazione. Poco male, personalmente non faccio uso del bass boost su nessuno deigli apparecchi di cui dispongo e, nel caso specifico, data la perentorietà del piccolo Colibri, men che meno… Ma non voglio spoilerarvi nulla: ci torneremo più avanti.

 

Aprendo il cofano troviamo lo stesso motore già utilizzato per lo Sparrow, nessuna novità qui. EarMen come d'abitudine si affida anche questa volta a un convertitore della californiana ESS Technology, precisamente l’ES9281C PRO. Una scelta assolutamente condivisibile vista la rimarchevole competenza già dimostrata nel saper ottimizzare anche altri chip della casa come l’ES9038Q2M utilizzato nel TR-Amp.

La compatibilità con i vari formati audio è pressoché totale: il Colibri supporta file PCM fino a 32bit/384kHz, DoP, DSD64, DSD128 e MQA.

L’indicazione della codifica in atto segnalata dal LED posto sul frontale dell’apparecchio segue la prassi abituale illuminandosi in verde durante la riproduzione di file PCM, DSD o DXD e in magenta con quelli in formato MQA. Può inoltre illuminarsi di colore rosso per indicare l’assenza di collegamento o al contrario in bianco quando quest’ultimo è stato stabilito. Anche lo stato di carica della batteria interna è indicato attraverso il LED principale e non tramite quello impiegato per la ricarica. All’accensione del dispositivo, dopo circa tre secondi questo lampeggerà da una a quattro volte per indicare una carica residua inferiore al 25%, fra il 25% e il 50%, fra il 50% e il 75% e fra il 75% e il 100% rispettivamente. A raccontarlo non sembra molto intuitivo, ma nella pratica si dimostra efficace tanto da abituarsi presto a considerare il bisogno di una ricarica nel momento in cui il lampeggio sia uno soltanto.

 

Un volatile fuori dal comune

È noto a tutti che i colibrì sono uccelli molto minuti, alcuni esemplari sono lunghi solo pochi centimetri. Che sono capaci di rimanere fermi e anche di volare all’indietro. Che hanno un lungo e affilato becco con cui riescono a raggiungere il nettare posto sul fondo dei fiori da cui si nutrono. A lungo si è ritenuto che la forma della corolla dei fiori frequentati dai Colibrì abbia determinato in senso evoluzionistico la conformazione del loro becco. In tempi più recenti si è fatta però strada la convinzione che le cose siano andate esattamente al contrario e che siano stati i fiori di cui il colibrì è il principale impollinatore a modificare la proprie fattezze al fine di trarre il maggior vantaggio dalla particolare conformazione del loro becco. Ma se così è stato, per quale motivo i colibrì hanno sviluppato un becco di simili fattezze? La risposta è alquanto sorprendente. Il becco è principalmente un'arma utile a sbrogliare le controversie territoriali. Crescendo, il maschio del colibrì sviluppa un becco più lungo e affilato di quello delle femmine. Quando una femmina è disponibile al corteggiamento da parte del maschio, quest’ultimo, prima di assecondarla, dovrà allontanare tutti gli altri pretendenti nei paraggi. Per fare questo ingaggerà dei veri e propri duelli aerei in cui l’affilato becco tornerà utile per pugnalare letteralmente l’avversario. Nessun altro uccello conosciuto manifesta un simile comportamento, ma il colibrì, a dispetto delle ridotte dimensioni e delle graziose fattezze, sa essere molto aggressivo e territoriale nei confronti di altri impollinatori: siano essi uccelli o insetti.

 

Impressioni d’ascolto

Cosa c'entra tutto questo con il nostro Colibri? Beh, c'entra eccome, tanto da avere reso molto più complessa e articolata la nostra prova di ascolto, ma procediamo sempre con ordine.

L'ascolto in cuffia così come quello più tradizionale che si svolge attraverso l'uso di diffusori acustici non può sottrarsi ad alcune regole di buonsenso. Per questo motivo è invalso l'uso di equilibrare il livello di qualità e potenza dei dispositivi di riproduzione con quello delle cuffie impiegate così come si fa con amplificatore e diffusori. Di conseguenza, quando ascolterò in mobilità, mi doterò di sorgenti di dimensioni e peso contenuti quali DAP o combinazioni smartphone/DAC amp e utilizzerò prevalentemente IEM ad alta sensibilità facili da pilotare. Quando le dimensioni e il peso degli apparecchi non costituiranno più il fattore primario di scelta e se intenderò utilizzare cuffie più impegnative in termini di assorbimento di corrente, ricorrerò a qualche soluzione di dimensioni maggiori che, grazie alla presenza di una batteria interna, saranno capaci di una maggior erogazione di potenza. In casa EarMen non mancano brillanti esempi di questa tipologia di dispositivi. Ascoltando a casa, infine, ricorrerò a soluzioni desktop, anche a più telai, per raggiungere il massimo delle prestazioni ottenibili dalle cuffie flagship dei diversi produttori.

 

Così è stato per molto tempo, così per molti è ancora adesso. I forum sono pieni di appassionati che consigliano di collegare questo o quel paio di cuffie direttamente ai morsetti dell’integrato o del finale. Alcuni arrivano perfino a concepire di ascoltare in cuffia seduti sul proprio subwoofer! Molte di queste convinzioni, alla luce dei progressi qualitativi raggiunti dai più recenti device portatili, non trovano però più riscontro se non nella passione e in quel pizzico di feticismo che ci accomuna tutti nel desiderare e ostentare quel particolare apparecchio.

Con questo non sto affermando che chi la pensa diversamente dal sottoscritto sia in errore, quello che voglio dire è che alcuni dispositivi, non tutti, a un ascolto onesto e critico, possono fare vacillare alcune di queste convinzioni e regalare a coloro disposti ad accogliere la novità momenti di intensa gratificazione.

 

Per ritornare quindi alle nostre analogie ornitologiche, non è stato il Colibri a dotarsi per primo di un'uscita bilanciata da 4,4 mm, ma sono state le cuffie, quelle grandi, a dotarsi di cavi adatti a connettersi a tale tipologia di dispositivi. In passato l’idea di collegare una cuffia premium a un device che non fosse almeno un DAP di alta gamma era considerata pura eresia, e in effetti lo era. Per onestà intellettuale a dare per primi uno scossone a tale convinzione sono stati quelli di Audioquest con la loro Dragonfly, oggi giunta alla terza generazione, la Cobalt. La crescente qualità degli odierni device per l’ascolto in mobilità, dongle compresi, ha spinto i produttori di cuffie a una profonda riflessione, tanto che oggi sempre più cuffie premium offrono in dotazione due o tre cavi di collegamento differenti di cui almeno uno adatto a soddisfare proprio questo tipo di bisogno.

Ecco quindi spiegato il perché l’usuale prova di ascolto ha richiesto molto più tempo del solito. Date le premesse era quindi quanto meno riduttivo se non del tutto sbagliato, limitarsi alle sole cuffie intraurali, così come le dimensioni e la tipologia del dispositivo in prova suggerirebbero, ragion per cui le prove hanno previsto anche l’uso di cuffie over-ear e around-ear.

 

Tier 1

Come livello d’ingresso ho considerato quello che dovrebbe rappresentare l’uso prevalente di un device di questo tipo, ossia la catena di ascolto costituita da uno smartphone, un DAC/amp in formato tascabile e un paio di IEM. A tale scopo ho utilizzato un Google Pixel 2XL, il cavetto USB C fornito, il Colibri e un assortimento di IEM di differente impedenza e sensibilità.

Tutte le cuffie utilizzate sono state collegate all’uscita sbilanciata da 3,5 mm. Personalmente non ritengo necessario ricorrere al collegamento bilanciato per cuffie così sensibili e facili da pilotare. Secondariamente ritengo che l’uso di cuffie IEM in configurazione sbilanciata sia più rappresentativo di quanto accade nella normalità dei casi per dispositivi tascabili di questa tipologia.

Come riferimento ho utilizzato un Audioquest Dragonfly Red e per il collegamento un corto tail di iFi con terminazioni da USB A a USB C.

Infine, come software per la riproduzione, l’applicazione nativa di Tidal o in alternativa l’imprescindibile USB Audio Player Pro.

 

La prima caratteristica che colpisce del piccolo Colibri è l’estrema potenza di cui è capace. Il piccolino è accreditato di 150 mW a 16 ohm e di 75 mW a 32 ohm. Sia pure con le debite proporzioni, come per il TR-Amp, anche con il Colibri occorre fare attenzione al volume. A questo proposito vale la pena segnalare, almeno con riferimento agli smartphone da me utilizzati, che la regolazione del volume tramite i pulsanti fisici posti sul Colibri funziona solo per l’iPhone e non per il Pixel. Nulla di cui preoccuparsi, se, come il sottoscritto, utilizzerete il classico elastico in silicone per fissare Il Colibri sul retro dello smartphone anziché lasciarlo pendere dal cavo di collegamento e regolerete il volume dal telefono. In tal caso, però, se possedete uno smartphone Android dovrete procuravi un altro cavetto USB C più corto e flessibile di quello fornito in dotazione che, seppure di buona qualità, è troppo lungo e troppo rigido per questo utilizzo.

 

Prese le misure con l’erogazione di potenza la seconda cosa che colpirà la vostra attenzione sarà la presentazione improntata alla neutralità. Ve ne accorgerete dal fatto che, ascoltando le cuffie in vostro possesso, vi sarà ancor più facile distinguerne le differenze. Il tuning di ognuna di esse sarà molto più riconoscibile e questo andrà a tutto vantaggio della varietà dei vostri ascolti.

Quando parlo di neutralità tengo subito a precisare che non si sta qui parlando di un’impostazione eccessivamente analitica o addirittura fredda. Al contrario: è piuttosto un tuning molto azzeccato, un'accordatura molto naturale, ma che, avendola già riscontrata anche nel TR-Amp, sarebbe forse più appropriato definire “filosofia di prodotto”. Ritrovarla in dispositivi portatili non è molto frequente e può stupire, ma testimonia i grossi passi in avanti fatti da questa tipologia di apparecchi. La riproduzione di molti generi musicali da parte del Colibri risulta molto naturale e trasparente, capace di smussare alcuni eccessi in gamma alta o altissima delle IEM più frizzanti senza risultare limitato in frequenza. Allo stesso modo impedisce che con le cuffiette più dotate i bassi perdano controllo e vadano a sporcare le medie. Volendo proprio cercare il pelo nell’uovo, in alcuni casi proprio queste ultime possono apparire appena accentuate. Personalmente la cosa non mi ha disturbato, al contrario ho trovato che sia utile a ricreare un poco di profondità aggiuntiva all’immagine, facendo sì che nei brani cantati la voce dell’interprete appaia sopravanzata rispetto agli strumenti.

 

Venendo all’immagine, il soundstage va da buono a ottimo a seconda della registrazione e del tipo di IEM impiegati. Inutile dilungarsi sul fatto che le intraurali siano le cuffie meno dotate al riguardo, ciò non di meno è facilmente percepibile come il Colibri sia capace di ricreare un palcoscenico virtuale assai sviluppato sia in larghezza che in altezza. Su questo punto torneremo presto e con maggiori dettagli parlando di cuffie over-ear e around-ear. Per il momento mi preme riportare che anche con un paio di IEM, a patto di ascoltare una buona registrazione, non soffriremo mai di un suono congestionato, affollato o scarsamente definito, dove è difficile percepire la disposizione degli strumenti nello spazio o dove la loro posizione reciproca è innaturale o, peggio, variabile.

 

Abbiamo già parlato della non trascurabile potenza che il Colibri è in grado di erogare, questa, in combinazione con una neutrale proposizione del messaggio musicale valevole tanto per le basse che per le alte frequenze, dona alla riproduzione derivante una marcata naturalità e piacevolezza che invogliano ad ascoltare anche a volumi particolarmente sostenuti. Anche così i bassi non diventano mai predominanti, rimbombanti o gommosi e le frequenze più acute non suoneranno mai stridule, o taglienti. Forse è possibile che il registro altissimo sia un poco tagliato. Bene, è proprio quello che cerco e apprezzo in un dispositivo di questo tipo. Il poter aumentare il volume di ascolto senza che gli acuti diventino insostenibili è a mio modo di vedere assolutamente un vantaggio. Potrò guadagnare qualcosa in termini di punch e presenza senza incorrere nella fatica di ascolto.

 

Due parole due sulle IEM utilizzate. La tecnologia impiegata influisce poco o nulla sul risultato finale. Dinamiche, ad armature bilanciate o ibride, suonano tutte bene. È piuttosto con il crescere dell’impedenza che si ottengono i migliori risultati.

In ordine crescente di risultato: KZ AS16 15 ohm > NF NM2+ 18 ohm > Sennheiser Momentum In Ear 18 ohm > KZ CRN 25 ohm > Tin Hi-Fi T4 32 ohm.

In confronto l’Audioquest Dragonfly Red a parità di volume applicato suona più forte e carnoso, con un'enfatizzazione del mediobasso piuttosto evidente soprattutto quando si passa rapidamente dall’uno all’altro. Quella del Dragonfly è un'interpretazione altrettanto convincente, ma la sua interfacciabilità si è dimostrata meno universale di quella ottenibile con il dispositivo di EarMen.

Ad appannaggio del Dragonfly va anche una maggiore estensione percepita, sia in basso sia in alto, cosa che rende il suo ascolto molto live e coinvolgente. Quello della libellula è un tuning molto più mainstream e che strizza l’occhio a quello della maggior parte dei dispositivi pensati per l’ascolto in mobilità. Questo comporta che con alcuni setup e con alcune registrazioni, pur senza mai sconfinare nella fatica d’ascolto, risulti non così naturale e confortevole come sa esserlo il dispositivo di EarMen. Ciò detto, a mio modesto parere il Dragonfly continua a essere un imprescindibile benchmark di riferimento e un campione assoluto nella categoria dei dongle single ended.

 

Tier 2

Per il livello intermedio, ho sostituito alle cuffie intraurali, cuffie over-ear o around-ear.

È lo scenario tipico di coloro che non amano o non sopportano l’ascolto estraniante che si ottiene con gli IEM o che proprio non riescono a farsele stare nelle orecchie. Strano ma vero, per alcuni non c’è gommino o schiuma che tenga. Anche in questo caso ho utilizzato la presa sbilanciata del Colibri, lasciando invariato il resto della catena di riproduzione.

 

Passando alle cuffie per così dire “grandi”, la nostra cavalcata inizia utilizzando una Denon AH-D7200, una cuffia chiusa di 25 ohm di impedenza e una sensibilità 105 dB SPL/1 mW a 1 kHz. Il risultato ottenuto è quello di un generale miglioramento di tutti i parametri e in particolare di quello riferito alla spazialità, che con le migliori registrazioni fa notare prestazioni da vero primato. Il suono fluisce liquido e naturale con caratteristiche di micro-e-macro dinamica assolutamente coinvolgenti. I bassi sono perentori e pieni, il punch gratificante, il sub bass è invece migliorabile. Anche con i brani più ricchi di basse frequenze il piccolo Colibri ha sempre il pieno controllo delle operazioni sciorinando un’autorità veramente sorprendente. A titolo di esempio meritano di essere citati l’incipit di batteria di I’m coming out di Diana Ross o quello di The Thinker di George Benson, dove velocità, impatto e struttura vengono restituiti con prestazioni molto simili a quelle di molti amplificatori desktop. Molto buono il raccordo con la parte alta dello spettro. Il medio in questo caso appare meno enfatizzato rispetto all’ascolto condotto con cuffie più sensibili, gli acuti non risultano mai fastidiosi.

 

Salendo con l’impedenza e passando a una cuffia over-ear Pioneer SE-M10 da 100 ohm d'impedenza e 103 dB SPL/1 mW a 1 kHz di sensibilità, la musica non cambia. Il piccolo Colibri non solo non accusa il colpo: non si scompone proprio. Il volume ottenibile è ancora tale da soddisfare anche chi come il sottoscritto predilige utilizzare, per le proprie sgasatine a base di metallo pesante, le cuffie piuttosto che i diffusori. Ascoltare a stecca è assolutamente impossibile tanta è la pressione sonora che il piccolo Colibri è in grado di generare nonostante il cospicuo aumento d'impedenza. Con generi completamente differenti come la musica acustica o il jazz vengono confermate ed esaltate quelle qualità di ariosità, spazialità e dettaglio già descritte in precedenza. Nel complesso la resa con cuffie di maggiori dimensioni mi ha convinto maggiormente e ha enfatizzato appunto maggiormente le differenze con il dongle di Audioquest. Anche in questo differente setup il Dragonfly esibisce una maggior carnalità delle voci soprattutto quelle maschili e una maggior estensione sulle alte frequenze. Laddove il Dragonfly aggiunge quel pizzico di spezia per dare un po’ di spinta in più alla propria ricetta, il Colibri sceglie di porsi in perfetto equilibrio fra neutralità e calore, riuscendo a non scadere mai nell’eccessiva analiticità. Ancora una volta due interpretazioni differenti ma non antitetiche. Una questione di sfumature, di nuance: a ognuno la sua. Ma per non correre il rischio di essere accusato di cerchiobottismo, esprimo la mia preferenza per la cifra sonora del Colibri, a mio gusto più raffinata e affine a quella degli amplificatori desktop e forse per assurdo più adatta a un ascolto critico e concentrato come quello che si può condurre a casa propria piuttosto che a quello necessariamente più distratto che si può consumare in treno o in aereo. Si è soliti dire che al crescere della qualità degli amplificatori utilizzati le prestazioni delle cuffie migliori possano scalare molto. Con il Colibri si può affermare anche il contrario. Dategli delle partner di livello e di sicuro non ve ne pentirete.

 

Tier 3

Questo livello, il meno ortodosso, è quello che prevede l’uso di cuffie che, per caratteristiche e prezzo, molti riterrebbero sproporzionate rispetto alla sorgente. Per quest’ultimo pacchetto di prove ho utilizzato il collegamento Pentaconn da 4,4 mm e come riferimento il DAP FiiO M11 Pro, dotato anch’esso dello stesso tipo di uscita.

 

Amazon è uno dei principali colossi tecnologici al mondo, non sorprende quindi che al suo interno si faccia un massiccio ricorso a tecniche d’intelligenza artificiale. Nel 2015, Amazon si rese però conto che l’algoritmo utilizzato dall’azienda nelle procedure di assunzione favoriva gli uomini rispetto alle donne. Una situazione decisamente sconveniente. Come può una IA nutrire pregiudizi?

Quando i team di sviluppo di Amazon approfondirono la questione, scoprirono che i dati utilizzati per creare il sistema si basavano sui curriculum inviati negli ultimi dieci anni. Dato che la maggior parte dei candidati erano uomini, l’IA era stata addestrata a preferire gli uomini alle donne. Se elaborate dal sistema, le candidature erano penalizzate se contenevano parole chiave quali “women” o “women’s college”. Il pregiudizio dell’IA non era intenzionale, ma l’impatto è stato comunque notevole. A pensarci bene, forse i nostri pregiudizi non funzionano poi tanto diversamente.

Il pregiudizio è la tendenza a pensare in un modo specifico o a fare supposizioni sulla base delle nostre convinzioni. In totale esistono centottanta pregiudizi cognitivi che influenzano il nostro modo di pensare! I pregiudizi sono difficili da sradicare, la cosa migliore da fare per provarci è identificarli e superarli. Spesso alle persone viene però più facile uniformarsi a quello che fanno gli altri piuttosto che affidarsi al proprio buonsenso. Può quindi bastare non conformarsi ai principi del credo corrente, alla moda, per recuperare la nostra imparzialità? Cedere all’eterodossia e gustarsi il piacere dell’inatteso e dell’insperato possono metterci al sicuro dal pregiudizio? Difficile dirlo.

 

Di certo quello che ho fatto in questa terza e ultima tappa del nostro viaggio è ciò che il buonsenso ti direbbe di non fare. Utilizzare un paio di cuffie da 300 ohm d’impedenza e pretendere che suonino bene. Ecco così che, sostituito il cavo XLR con quello bilanciato da 4,4 mm e collegatoci un paio di Sennheiser HD 800 S, mi sono immerso negli ascolti. Il risultato è stato alquanto stupefacente, forse in parte atteso, ma non in questa misura e non con questa chiarezza. L’accoppiata con le HD 800 S, per farla breve, è stata la migliore fra tutte quelle sperimentate. Certamente la qualità intrinseca di queste ultime, la più alta fra tutte quelle utilizzate, ha influito per buona parte sul risultato finale, ma proprio per questo motivo ne esce rafforzata la convinzione che l’EarMen Colibri non solo si trovi a suo agio con cuffie di elevate caratteristiche ma in un certo qual modo abbia bisogno di esse per rivelare tutto il suo potenziale. Tutte le qualità evidenziate, soprattutto con cuffie over-ear e around-ear, trovano qui il loro pieno compimento. Merito come già detto della grande qualità delle cuffie tedesche ma anche di quanto il Colibri sa mettere in campo in modalità bilanciata.

 

Precisiamo subito che le impressioni descritte da qui in poi sono ottenibili solo facendo ricorso a questo tipo di collegamento. Ascoltate in single ended le 800 S ne escono mortificate, snaturate. La scintilla semplicemente non scocca. Al contrario, collegandole in bilanciato paiono prendere vita e dispiegare la loro corolla in modo che il piccolo Colibri banchetti con il nettare infuso delle loro molte virtù. Il palcoscenico si apre ulteriormente in larghezza e in altezza, migliora anche in profondità. La messa a fuoco già buona si appropria ora di un nitore ancora maggiore. L’equilibrio tonale raggiunge il suo massimo e interessa l’intero spettro udibile.

 

Per quanto concerne la dinamica, eccellente la micro e molto buona la macro. A patto di impiegare buone registrazioni e dal volume non troppo basso, otterremo un ascolto assolutamente convincente. Ovviamente la pressione d’ascolto non sarà la stessa di quella ottenibile con un buon DAP, in questo il FiiO gli è superiore, o un amplificatore desktop, ma è comunque sufficiente a regalare un ascolto coinvolgente soprattutto con la musica acustica, con il jazz o il cantautorato. Sia pure con una magnitudo ridotta, anche con il Colibri ritroviamo quella dose di punch, slam e profondità, necessari a creare un ascolto vibrante che fa venire la voglia di saltare da un brano all’altro in cerca di ulteriore divertimento.

 

Sì, mi sono proprio divertito in compagnia del piccolo Colibri. In viaggio così come a casa. Anzi, a casa ancora di più. Non tanto per il sottoscritto, che aveva già testato la qualità del TR-Amp, ma sicuramente per molti il Colibri potrebbe essere descritto come l’apparecchio che non ti aspetti. Suona in modo eccellente e scala, al pari delle cuffie, in maniera evidente al crescere della qualità di quanto andremo a collegarci. Il tuning che EarMen ha messo a punto per i suoi dispositivi portatili è equilibrato e coinvolgente allo stesso tempo e ben si abbina a cuffie dal carattere molto diverso fra loro. La presenza di una batteria ricaricabile a bordo lo colloca in un segmento meno affollato del mercato e ne esalta le qualità di silenziosità e refrattarietà ai disturbi EMI/RFI senza ricadute negative in termini di trasportabilità o design.

 

Le cose migliorabili sono poche e a mio avviso marginali. Un cavo OTG più corto e flessibile per i possessori di smartphone Android, un'indicazione più chiara per lo stato di attivazione del bass boost e un updater compatibile con macOS in modo da semplificare l’aggiornamento del firmware da parte dei possessori di personal computer Apple.

Infine, per quanto riguarda il prezzo lo ritengo allineato a quello dei concorrenti più accreditati e in rapporto alle prestazioni di cui è capace assolutamente equo.

 

A chi consigliare l’EarMen Colibri? In primis agli appassionati che non sono disposti ad accettare troppi compromessi durante l’ascolto in mobilità e che per motivi di praticità sono restii a dotarsi di un DAP. Più in generale a tutti quanti utilizzano già un dongle USB privo di alimentazione per aumentare l’autonomia del proprio telefono e migliorare la qualità dei loro ascolti con gli auricolari o le cuffie più performanti.

 

Un dispositivo consigliabile senza riserve, per questo motivo il mio FI per questo EarMen Colibri è di cinque.

 

*Il Farewell index, FI, esprime quant’è doloroso per il recensore il distacco dalle apparecchiature in prova al momento della loro restituzione. I valori di questa scala vanno da un minimo di 0 o “nessun rimpianto” a un massimo di 5 “se me lo posso permettere lo compro!”.

 

Software utilizzato

Liquida e Tidal streaming

AC/DC - Back in Black

Alabaster Deplume - What’s Missing

Archie Shepp Quartet - Blue Ballads

Beth Orton - Trailer Park

Corinne Bailey Rae - Corinne Bailey Rae

Dominik Eulberg - Heimische Gefilde

Doug MacLeod - A Little Sin

Eric Bibb - Dear America

FKJ - Vincent

Keith Jarrett - Standards, Vol. 2

Lara Cavalli Monteiro - ÌtaloBaiana

Lisa Ekdahl - Grand Songs

Mana - Asa Nisi Masa

McCoy Tyner - Expansions

Megadeth - Countdown to Extinction

Mellowdramatic Remixed - A Forest Mighty Black

Metallica - Master of Puppets

Neil Young - Barn

Rahsaan Roland Kirk - Haunted Feelings

René Marie - Vertigo

Seeed - Seeed

Steely Dan - Pretzel Logic

Tool - Fear Inoculum

Tsuyoshi Yamamoto Trio - Speak Low

Willie Nelson - Django and Jimmie


Caratteristiche dichiarate dal produttore

Ingressi: 2 USB di tipo C per ricarica e dati

Chip DAC: ES9281C PRO

Formati audio supportati: DSD 64/128 DOP, DXD 384/352,5kHz, PCM fino a 384kHz, MQA fino a 384kHz

Uscite: mini jack stereo 3,5mm, Pentaconn 4,4mm

Potenza d’uscita: 280mW a 32ohm, 560mW a 16ohm su uscita bilanciata 4,4mm; 75mW a 32ohm, 150mW a 16ohm su uscita sbilanciata 3,5mm

Distorsione armonica totale: 0.002% uscita bilanciata 4,4mm; 0,001% uscita sbilanciata 3,5mm

Risposta in frequenza: 0,09dB uscita bilanciata 4,4mm; 0,09dB uscita sbilanciata 3,5mm

Sistemi operativi supportati: Windows 10, macOS, Android, iOS

Durata della batteria: fino a un massimo di 5 ore

Accessori forniti: Cavo USB C, adattatore Lightning

Dimensioni: 35x77x14mm LxAxP

Peso: 51g

 

Distribuzione alla data della recensione: vendita diretta, al sito EarMen

Prezzo alla data della recensione: 330,00 USD

Sistema utilizzato: all’impianto di Paolo Mariani

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